martedì 25 gennaio 2011

I NODI AL PETTINE

PERISCOPIO SOCIALISTA 

di Felice Besostri

Il risultato del referendum tra i dipendenti FIAT di Mirafiori si è concluso, arrotondando, con un 54% di Sì e un 46% di No: un risultato significativo anche per l'alta percentuale, intorno al 96%, dei votanti. Per chi ha sostenuto le ragioni del No è un risultato importante, da valorizzare e non per arroccarsi dietro ad esso. In particolare vanno evitato i toni da vincitore morale, perché comunque hanno prevalso i Sì e soprattutto scaricare la responsabilità su impiegati e quadri, decisivi per la consistenza delle approvazioni sopra la soglia minima del 50% + 1, ma non per la vittoria dei Sì.

    Con il voto limitato ai reparti produttivi il contratto anomalo e separato sarebbe comunque passato, sia pure per appena 9 voti. Se non si è seguaci della maledizione di un destino cinico e baro o del malocchio, quando si perde bisogna, in primo luogo, guardare alle proprie insufficienze nella capacità di convincere.

    L'esito del referendum è stato certamente influenzato dal timore di perdere il proprio posto di lavoro, ma sempre si prendono decisioni sotto il peso di pressioni e condizionamenti esterni o ricatti. Quando si verifica che si rinunci ai propri diritti o alla propria dignità anche questo è da mettere in carico alla incapacità di convincere, che diritti e dignità non sono barattabili.

    Quando lo sciopero era un reato in quasi tutti i paesi europei, i primi sindacalisti riuscivano ugualmente ad organizzare scioperi e i lavoratori e le lavoratrici scioperavano anche quando la polizia o l'esercito erano pronti a sparare per uccidere nella difesa dei padroni. Non c'è bisogno di risalire al XIX secolo, ma bastano alcuni riferimenti alle lotte bracciantili nel Sud (Avola 1968 e Battipaglia 1969) all'eccidio degli operai delle Reggiane nel 1943.

    Gli impiegati e i quadri sono lavoratori e hanno tutto il diritto di esprimersi sul futuro del loro rapporto di lavoro, anche se non direttamente interessati dalla ristrutturazione dei tempi e delle modalità di lavoro alle catene di montaggio. La limitazione del diritto di voto soltanto ai diretti interessati dalla consultazione è un'idea reazionaria, in quanto corporativa, della democrazia e poi ogni deroga al principio Una testa, un voto, lascia troppo arbitrio agli organizzatori delle consultazioni elettorali o referendarie. Da un punto di vista dell'interesse i lavoratori dell'indotto FIAT, che sono molti di più dei dipendenti diretti della casa automobilistica, avrebbero dovuto, secondo questa logica, partecipare alla consultazione. Su un altro piano, i cittadini dei paesi alleati degli Stati Uniti dovrebbero essere consultati, prima delle elezioni presidenziali americane o, quantomeno poter influire sulle candidature alle primarie. Quello che un presidente USA fa, incide sulla vita dei cittadini di altri paesi, come Miotto, che non sarebbe morto in Afghanistan senza le decisioni di George W. Bush.

    Il Quarto Stato vince quando ha la serena determinazione dei volti dei quadri di Pellizza da Volpedo ed è capace di allearsi a settori del Terzo Stato e ora del Quinto, la galassia dei nuovi lavori non stabilizzati di elevato livello tecnico e di specializzazione. In un sistema democratico gli operai dell'industria non saranno mai maggioranza da soli. Nessuna retorica di classe potrà mai modificare questo dato.

    Ci fosse stato un partito egemone della sinistra in stretto collegamento, pur nella reciproca autonomia, con una centrale unica dei lavoratori non si sarebbe giunti ad un tavolo di trattativa senza la ricerca di una base comune e ora sarebbe politicamente possibile recuperare il problema della rappresentanza. Fuori gioco il PD e ringalluzzita la sinistra antagonista, si dovrà aspettare l'intervento risolutivo della magistratura per ristabilire una presenza FIOM nei reparti ?

    La CGIL non ha una sponda politica per una sua iniziativa sulla rappresentanza in generale e negli stabilimenti FIAT dovrà concordare con la FIOM. La rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro è ora questione prioritaria proprio per ripristinare i diritti garantiti dalla Costituzione. L'accordo separato non è in contrasto con la legge e non una legge qualunque, bensì lo Statuto dei Lavoratori, ma c'è da dubitare che la normativa residuale dell'art. 19, dopo i tagli referendari del 1995, sia conforme a Costituzione, in particolare agli artt. 2 e 3, di tutela delle formazioni sociali e di uguaglianza formale e sostanziale. Tutto si lega: è scandaloso che in sede di ammissione di quesiti referendari abrogativi, non si possa far valere l'argomento dell'incostituzionalità delle normativa di risulta in caso di esito positivo.

    L'argomento è formale: la norma di risulta entra in vigore soltanto in caso di esito positivo del referendum . E' un'anomalia, come quella che dell'ammissibilità si discuta soltanto dopo la raccolta delle firme, con dispendio inutile di tempo e energie degli organizzatori e dei cittadini firmatari. Riportare il lavoro, la libertà e l'eguaglianza al centro dell'iniziativa politica, non significa altro che porre l'uomo e l'umanità al centro, con l'economia al loro servizio e non il contrario nella logica corporate-finanziaria alla Marchionne.

    Si esce dalla vicenda FIAT con un contratto separato approvato, ma non consolidato ,e senza una risposta chiara su un piano industriale del settore automobilistico. In altre parole la FIAT non ha più le posizioni di rendita monopolistica, ma l'Italia a differenza di USA, Germania, Francia e Giappone non ha un settore industriale dell'auto, ma un produttore solitario di automobili, così come Torino non è stata capace di diventare da città della FIAT città dell'AUTO, come acutamente rilevato dai circoli volpediani di Torino.

    Un piano industriale non nasce dall'interno di un'impresa in solitario, con il solo avallo della proprietà e del management, senza un'interlocuzione con poteri pubblici democraticamente legittimati e capaci di programmare e senza la partecipazione informata dei lavoratori in una logica di codecisione, è questo il senso esatto della Mitbestimmung, che non a caso, per poterla liquidare, in italiano è sta tradotta in "cogestione".