martedì 26 ottobre 2010

Network socialista

PERISCOPIO SOCIALISTA 


Affidiamo alla Rete Internet la proposta di intenti in calce, per raccogliere adesioni o anche osservazioni preliminari al costituendo network,i cui principi ispiratori,politici e culturali,abbiamo cercato di definire con la massima precisione nel testo Sollecitiamo i circoli,i gruppi,le associazioni ed anche i singoli compagni interessati a manifestare il loro interesse ad essere inclusi in questa rete. Il carattere organizzativo del network e i suoi limiti sono  espressi con la massima prudenza nella dichiarazione di intenti. Come vedete in questa fase non abbiamo nemmeno voluto dare un nome al network,cosa che si potrà fare quando sarà chiaro un primo quadro di adesioni.

Vi invitiamo a contattarci: intentinetwork@libero.it

PREMESSA – Il 30 settembre, nella sede del Forum Terzo Millennio a Roma-Garbatella, un gruppo di compagni provenienti da varie esperienze facenti riferimento al Socialismo europeo si è riunito del tutto informalmente e senza alcuna pretesa di rappresentanza, per valutare la possibilità di promuovere -  con tutti coloro che saranno interessati - la costituzione di una rete di collegamento fra tutte le realtà non partitiche che si richiamano al socialismo (nel senso più ampio della parola: democratico, liberale, libertario) ed alle esperienze del liberalismo di sinistra, variamente organizzate sul territorio e che condividono l’esigenza di riorganizzare la sinistra italiana attorno a un grande partito di sinistra, socialista e popolare. Ne è scaturita la decisione di sottoporre alla più ampia consultazione questa bozza di documento.

DICHIARAZIONE DI INTENTI - per la costituzione di una rete nazionale di circoli e di associazioni di cultura politica socialista denominata:

    E’ matura l’esigenza di sperimentare forme più efficaci di collegamento e di coordinamento delle iniziative fra la molteplicità di circoli, gruppi, associazioni e anche singoli compagni che da tempo hanno maturato una valutazione critica dell’assetto attuale dei partiti della sinistra in Italia e avvertono l’esigenza di contribuire a far nascere una nuova forza della sinistra italiana che sia grande, popolare e socialista, collegata con il Partito del Socialismo Europeo, interlocutore necessario e prioritario di una Sinistra italiana che agisca in un'ottica non provinciale o puramente nazionale, e con il vasto arcipelago delle  fondazioni e delle associazioni che a livello continentale, con notevole originalità di approcci, hanno permesso e tuttora permettono al movimento socialista di rinnovarsi – nella continuità ideale, culturale e politica – anche attraverso il fecondo incontro con le correnti più marcatamente progressiste espresse dal pensiero liberaldemocratico, dall’ambientalismo non integralista e dai movimenti per i diritti civili.

    Pensiamo a una forma di collegamento che sia rispettosa della autonomia e  della estrema varietà delle esperienze in atto che va salvaguardata proprio perché si fonda su modelli organizzativi diversi e sperimentali.

    Lo sguardo deve essere ampio e chiamare a collaborare un vasto universo che riguarda sia quanti vivono la loro esperienza politica e culturale fuori dalle organizzazioni partitiche della sinistra, sia quanti, singoli o organizzati, dall’interno dei partiti (PD, PSI, SEL, Federazione della sinistra) condividono l’obiettivo di un processo di scomposizione e ricomposizione degli assetti attuali per riorganizzare, anche eventualmente per tappe, la sinistra italiana attorno a un nuovo soggetto politico.

    Ribadiamo che il partito secondo noi necessario dovrà avere una chiara identità politica di sinistra e fare riferimento al Socialismo europeo, come insieme di valori in continuo rinnovamento e arricchimento e con la contaminazione di altre esperienze liberal-democratiche e progressiste, e dovrà essere fortemente ancorato all’Europa, sia dal punto di vista organizzativo che come orizzonte politico strategico. La crisi economica impone un complessivo ripensamento anche sul fronte della teoria e della politica economica, come propone anche “La lettera dei 100 economisti” italiani del giugno scorso.  La ripresa di un intervento pubblico nella sfera economica e la riconquista di un efficace peso politico e sociale del mondo del lavoro nelle sue nuove e varie articolazioni non possono oggi che passare attraverso una dimensione sovranazionale. L’Europa diviene quindi un’opzione strategica, a partire dalla quale le forze socialiste e di sinistra possono candidarsi per un effettivo governo dello sviluppo non subordinato alle logiche del capitalismo finanziario internazionale e alle politiche liberiste da esso ispirate.

    Il network che questo manifesto vuole aggregare non si propone velleitariamente di essere il nucleo costitutivo del nuovo partito, né di essere il motore della sua fase costituente. I processi politici più importanti non sono certo nelle nostre mani, ammesso che siano oggi nelle mani di qualcuno. Le scadenze accelerate che si prospettano vedranno verosimilmente una sinistra e un centro sinistra organizzati ancora in modo precario e transitorio.

    Pertanto la nostra rete lavorerà su due livelli:
    - Il primo livello sarà quello dell’approfondimento politico-culturale.  Si promuoveranno iniziative insieme alle varie riviste e fondazioni che agiscono nel nostro Paese facendo riferimento all’universo del Socialismo italiano ed europeo, nonché alle migliori tradizioni del liberalismo democratico radicale  e progressista.  La rete metterà a disposizione delle diverse realtà conoscenze, competenze e risorse umane per l’organizzazione di eventi, seminari e momenti di approfondimento utili ai territori per far crescere il livello di adesione rispetto ai temi chiave culturali e programmatici. Riteniamo di grande interesse, in proposito, il convegno internazionale su <I socialisti nell’Europa in crisi> organizzato dalla rivista “Le ragioni del socialismo” in collaborazione con la Fondazione Ebert della SPD  il 25 novembre a Roma. I partecipanti alla rete dovrebbero sostenere l’iniziativa del Gruppo di Volpedo che mira ad ottenere la possibilità di adesione al PSE da parte di circoli o singoli senza dover necessariamente passare per l’adesione a partiti nazionali aderenti al PSE: nell’ottica, sia pure di lungo periodo, di trasformare il PSE da confederazione di partiti nazionali a partito transnazionale europeo.

    - Il secondo livello di azione consisterà nel favorire tutti i processi politici che in qualche modo aiutino la riorganizzazione della sinistra italiana secondo le ispirazioni sopra ricordate e a superare antiche e più recenti divisioni, ricordando che nel prossimo anno cade il 90° anniversario della scissione di Livorno . Un network che dunque pur non proponendosi come il “principe” dei processi politici, non si limiti neppure al solo ruolo di “consigliere del principe” rispetto agli attori del gioco politico. In quest’ottica  guardiamo con estremo interesse all’imminente congresso di Sinistra Ecologia e Libertà, appoggiando l’azione di quanti al suo interno e dall’esterno chiedono l’adesione di SEL al PSE e, comunque l’instaurazione di un rapporto prioritario di confronto con il Socialismo europeo e le sue organizzazioni .

    In vista delle prossime primarie milanesi, riteniamo particolarmente significativa la candidatura di Giuliano Pisapia  e speriamo che abbia un esito positivo il suo tentativo di unificare le forze politiche e culturali della sinistra, per rendere possibile un governo della città che si ponga – come affermato dallo stesso Pisapia -  nel solco della tradizione del municipalismo socialista dei Greppi, degli Aniasi e dei Tognoli.

    Nello scenario politico nazionale, auspichiamo che la candidatura di Nichi Vendola alle primarie di coalizione possa divenire l’occasione per avviare un processo di rimescolamento complessivo all’interno della sinistra, in un contesto di scomposizioni e successive ricomposizioni delle forze che dovranno costituire l’asse portante della coalizione di centro-sinistra, in un quadro che garantisca, finalmente, la chiarezza sia delle rispettive posizioni politiche e programmatiche, sia dei riferimenti politici sovranazionali.

    A queste primarie il nostro network potrebbe anche contribuire con un proprio documento programmatico.
    In questo contesto, un elemento strategico utile al riassetto della sinistra italiana è quello di rendere esplicite ed intellegibili le questioni politiche al centro dello scontro tra le varie posizioni, facendo emergere un dibattito che ormai attraversa da diversi mesi anche i grandi partiti socialisti e socialdemocratici europei. Si tratta del confronto tra le posizioni più liberal-liberiste e neo-centriste, che si pongono in continuità politica con la terza via blairiana e analoghe esperienze continentali, e le posizioni che potremmo definire neo-laburiste o neo-socialiste, che invocano una svolta a sinistra in netta rottura col recente passato. Di questa svolta sostanzialmente maggioritaria sono testimonianza le conclusioni del congresso di Praga del PSE, il documento congiunto del Partito socialista francese e della SPD tedesca da un lato e l’esito del congresso del Labour party inglese – con l’elezione di Ed Miliband - dall’altro. L’Italia non può e non deve essere assente da questo importante dibattito.

    Una questione tutta italiana è invece quella riguardante la difesa della laicità dello Stato e la tutela dei diritti civili.  Non è in discussione la legittimità delle posizioni diverse espresse in democratiche competizioni elettorali, ricordando - però - che i diritti di libertà non  possono essere decisi a colpi di maggioranza proprio perché garanzia e tutela anche delle minoranze.

    Ciò che non ci soddisfa e ci inquieta è che il maggior partito del centro-sinistra, il PD, non abbia fatto scelte nette e definitive su questi temi. La estrema timidezza e la mancanza di chiarezza e di univocità politica e programmatica del PD su laicità dello Stato, bioetica, difesa ed affermazione dei diritti civili e di “genere”, sono la prova del fallimento del progetto veltroniano di superamento ed annullamento delle identità ed hanno reso e rendono tuttora difficilissimo, per la sinistra e per tutti coloro abbiano a cuore  la libertà individuale, il compito di contrastare un’offensiva clericale che vuole rimettere in discussione le conquiste civili che hanno caratterizzato il secondo dopoguerra, e impedirne l’espansione come in quasi tutti gli altri paesi europei.

    Su questi temi non vi possono essere mediazioni: l’approccio ad essi costituirà la cartina di tornasole per definire i confini politici, i valori e gli ideali della sinistra che vogliamo. Del nuovo partito della sinistra, socialista e popolare, che auspichiamo.

CONCLUSIONI - La rete socialista che prende vita sceglie dunque di posizionarsi strategicamente nell’ambito della ricollocazione a sinistra delle socialdemocrazie europee e collaborare a questo processo politico, anche per incalzare le ambiguità politiche di un PD la cui sbiadita identità politica lo ha reso e lo rende tuttora incapace di trarre le dovute lezioni dalla crisi economico finanziaria in atto e dal fallimento delle ricette neo-liberiste. In particolare questo implica che la rete socialista che viene promossa si collochi dunque, nello scenario politico italiano, a sinistra del PD, ritenendo il Partito Democratico in quanto tale inadeguato rispetto alle sfide politiche e culturali che un partito di sinistra deve oggi affrontare nello scenario di crisi economica internazionale.

    L’adesione al socialismo europeo, pur essendo per noi un’adesione di principio che è alla base della nostra iniziativa politica,  è comunque  una scelta che compiamo a ragion veduta, identificando in tale riferimento – ad un tempo politico ed ideale - tanto il legame quanto lo sbocco più naturale per le tutte attività che intraprenderemo per  raggiungere gli obiettivi prefissati.  Questa nostra scelta non esclude ma anzi, “costitutivamente”, presuppone e prevede  uno sguardo interessato anche ad altre espressioni della Sinistra europea (ambientaliste, di Sinistra radicale o liberaldemocratiche), che in vari paesi hanno trovato forme di collaborazione con i partiti socialisti e laburisti e con le quali riteniamo sia importante instaurare relazioni proficue di discussione, di elaborazione e proposta ed anche di feconda contaminazione culturale.

    Per queste stesse ragioni,  guarderemo con viva attenzione alle altre esperienze socialiste e democratiche degli altri continenti, in particolare dell’area latino-americana, nella consapevolezza che il mondo sarà sempre più policentrico e sempre meno incentrato sull’asse euro-nord atlantico.

Enrico ANTONIONI, Roma; Felice BESOSTRI, Milano; Rosario DE MAIO, Napoli; Andrea ERMANO, Zurigo; Anna FALCONE, Cosenza; Luigi FASCE, Genova; Mario FRANCESE, Aversa; Peppe GIUDICE, Potenza; Marco LANG, Roma; Bebo MORONI, Roma; Andrea NATALINI, Roma; Sandro NATALINI, Roma; Andrea PISAURO, Londra; Walter PLACCI, Roma; Alessandro PORCELLUZZI, Barletta; Francesco SOMAINI, Milano; Lanfranco TURCI, Modena; Giuseppe VETRANO, Avellino.

Vi invitiamo a contattarci: intentinetwork@libero.it   

martedì 12 ottobre 2010

Senza nome

PERISCOPIO SOCIALISTA 

Senza nome

Riflessione sui presupposti di una Sinistra
italiana e sui suoi compiti attuali.

di Felice Besostri

Bisogna cercare di non usare parole inflazionate e che perciò hanno perso di valore, come sinistra nuova, sinistra riformista, sinistra di governo e relativi ammennicoli come rinnovamento  e ricostruzione della sinistra, di cui tutti, me compreso, abbiamo abusato.

    L’Italia non ha bisogno di una sinistra nuova, ma di una sinistra e la sinistra europea ha bisogno di una sinistra italiana, altrimenti la sfida con le forze conservatrici non sarà mai vinta al prossimo appuntamento elettorale, le elezioni europee del 2014. Ragionevolmente è quello l’orizzonte temporale minimo per affrontare e si spera risolvere i problemi  della sinistra italiana, quello che sono alla base, non solo della sua debolezza, ma soprattutto della sua mancanza di prospettive nella percezione di militanti ed elettori, che disertano i partiti e le urne.

    Socialismo era anch’essa una parola inflazionata al tempo del “socialismo realmente esistente” e perciò aveva perso valore e significato ovvero era diventata un richiamo di stile, come in quei partiti socialdemocratici, che avevano sposato nella prassi e nella teoria il credo neoliberista.

    Nella frase precedente ho reso omaggio al cerchiobottismo imperante nella sinistra italiana, per cui se critichi le esperienze del comunismo realizzato, subito dopo, per evitare il sospetto di essere passato nel campo della socialdemocrazia, devi assestare   una botta al socialismo democratico.

    Dissipato il dubbio,che si voglia riproporre un revanscismo socialdemocratico si deve proseguire il ragionamento, senza bisogno di citare Alain Touraine sull’uso di “Comunista” e “Socialdemocratico” come epiteti ingiuriosi. Resta il fatto che il Comunismo, come sistema politico ed economico-sociale,  è scomparso ( e l’esistenza di partiti comunisti al potere in Cina o a Cuba e nel Vietnam non prova il contrario), mentre il Socialismo Democratico non ha mai avuto la pretesa di essersi realizzato, ma soltanto di aver ottenuto determinate conquiste. Sono in crisi di consenso i partiti europei del PSE,reduci da cocenti  sconfitte elettorali, salvo poche eccezioni, come Islanda, Grecia, Portogallo e Norvegia ( per completezza si dovrebbe aggiungere Andorra, ma ha le dimensioni di un medio comune italiano), sia in elezioni politiche nazionali che nelle  Europee 2009.

    Insuccesso  apparentemente non logico a fronte di una crisi economica e finanziaria senza precedenti, all’aumento di disoccupazione e precarietà, alla riduzioni di protezioni del welfare e alla crescita delle diseguaglianze di reddito e di prospettive di mobilità sociale, quando piena e buona occupazione, ridistribuzione  del reddito e welfare erano i tradizionali cavalli di battaglia socialdemocratici.

    Questo tradizionali capisaldi  socialdemocratici sono stati oggetto di attacchi ideologici di dipingere i partito socialisti democratici come i partiti della spesa pubblica, delle tasse e della distribuzione (distruzione) della ricchezza e non della sua creazione, tale offensiva ha trovato ascoltatori anche al loro interno e, quindi l’adozione di politiche di privatizzazione, di liberalizzazione, di contenimento della spesa pubblica in primo luogo nei settori della previdenza, della protezione sociale e dell’accesso ai servizi pubblici, anche quelli essenziali. Le scelte politiche sono state accompagnate da una politica monetaria deflattiva e da un alleggerimento dei controlli sui mercati e sui prodotti finanziari, fino al punto di avere mercati e prodotti privi di ogni controllo sulla loro quantità ed affidabilità e sui loro  scambi over the counter.  Se si aggiunge la natura privata delle agenzie di rating, così come i loro conflitti di interesse al pari delle società di revisione,  le premesse dello scoppio della bolla ci sono tutte  e la crisi è lungi dall’essere risolta e quando vi è timida ripresa della produzione non vi sono positive ricadute occupazionali e la debolezza dei mercati interni per la perdita di potere d’acquisto dei cittadini resta un fattore negativo di superamento della crisi. In poche parole mentre la politica economica e monetaria teneva sotto controllo i deficit pubblici e la loro percentuale rispetto al PIL e la carta moneta circolante si permetteva lo formazione di valori fittizi senza rapporto con realtà fisiche, anche mediate, sottostanti e l’emissione di titoli di alto valore facciale, ma senza dietro niente se non la reputazione dell’entità e emittente e un rating elevato o un alto rendimento. Il paradosso è stato, che per salvare il sistema finanziario,e in minor misura per sostenere alcuni settori produttivi, le vestali del rigore monetario e di bilancio hanno consentito agli Stati di indebitarsi, con la conseguenza che le agenzie di rating, poco prudenti sui titoli tossici, hanno declassato il debito degli stati esponendoli agli attacchi della speculazione finanziaria internazionale, con il rischio di minare lo stesso Euro.

    I partiti socialisti al potere sono stati ritenuti corresponsabili della crisi e anche quelli all’opposizione non sono stati ritenuti  portatori di una credibile ricetta di uscita dalla crisi. Nel panorama della sconfitta socialdemocratica non brillano stelle di formazioni revisioniste come il PD od antagoniste come le sinistre radicali,a partire dalla Linke  tedesca: finché e socialisti e sinistra radicale si rubano i voti e non incidono sull’astensione dei ceti popolari e non conquistano nuovi voti la sinistra nel suo complesso è sconfitta, la sola eccezione vittoriosa finora è stata quella islandese e,a livello sub statuale, quella del Land della Renania Settentrionale-Vestfalia. L’Italia è paradigmatica, il PD ha perso malgrado gli incentivi elettorali e la Sinistra, Socialisti compresi, è scomparsa dal parlamento nazionale ed europeo, non ha una presenza consistente in tutte le assemblee regionali e sono passate alla destra amministrazioni comunali e provinciali tradizionalmente di sinistra e/o di centro-sinistra. Nel resto d’Europa quando la Sinistra, maggioritariamente rappresentata da partiti del PSE, perde le elezioni resta potenzialmente in lizza per una rivincita al turno successivo. In Italia il PD appare in crisi e le formazioni alla sua sinistra ( rientra il PSI in questa definizione semplificata?, Se fosse, come dovrebbe un conseguente esponente della tendenze emergenti nel socialismo europeo,la risposta sarebbe positiva senza esitazioni o perplessità), sono addirittura assenti dal Parlamenti nazionale ed europeo e la speranza di rientrarvi è affidata ad accordi più o meno trasparenti col PD o al carisma di un leader e al suo impatto mediatico: pura contingenza senza risolvere uno che sia uno dei nodi strutturali della debolezza della Sinistra italiana.

    Nell’economia di questa riflessione non si possono affrontare tutti, ma la dimensione internazionale appare essere uno di questi. L’accettazione dell’Unione europea come  dimensione politica e istituzionale è ancora piena di riserve e non si è europeisti senza volere un rafforzamento politico dell’Europa, cioè anche una politica estera e di sicurezza comuni e, quindi, un’Europa stato federale. Se la crisi ha posto in luce la necessità di un intervento pubblico nell’economia da parte di poteri democraticamente eletti e controllati e nel contempo la dimensione insufficiente della Stato nazionale, la contraddizione si supera con il rafforzamento di uno Stato sovranazionale, di rilevanza continentale, come una Federazione europea con istituzioni democraticamente elette,controllate e partecipate. Nell’assetto democratico i partiti politici giocano un ruolo essenziale e insostituibile, come affermato nei Trattati istitutivi della UE, ovviamente partiti europei sovranazionali, ma la mancata attuazione dell’art. 49 della nostra Costituzione è un monito che non basta una previsione normativa di livello superiore, quando non si traduca in una normativa di dettaglio e non si concreti in una prassi democratica e non oligarchica e castale della vita quotidiana dei partiti, dalla selezione dei gruppi dirigenti alla scelta delle candidature.  Da qui la necessità per qualsivoglia Sinistra italiana di rapportarsi al Socialismo europeo, non come momento burocratico e formale di adesione al PSE, ma di rapporto necessario con esso e con i suoi partiti. Una sinistra italiana non può non confrontarsi e misurarsi con il socialismo europeo, anche se non esclusivamente con esso: ci sono problemi che oltrepassano la dimensione europea e il rafforzamento dell’Unione Europea è uno degli strumenti per una presenza dell’Europa nella scena mondiale e nella sfida della globalizzazione, con gli squilibri connessi nello sviluppo tra paesi e all’interno dei singoli paesi e della compatibilità ambientale dei modelli di sviluppo dominanti. Il Socialismo europeo appare a tratti nel dibattito italiano di sinistra, ora è uno di questi e di materiale ce n'è, dal Congresso di Praga del PSE, alla svolta della SPD e al documento congiunto SPD-PSF fino al Congresso del Labour. Forse se non ci fosse stata la contesa, mediaticamente ghiotta, tra i due figli del  marxista   Ralph Miliband, l'attenzione sarebbe stata minore, come infatti è capitato al contemporaneo congresso straordinario della SPD e come capiterà  al prossimo congresso di Losanna del PS svizzero, malgrado che i documenti siano di tutto rispetto per una sinistra europea, di cui quella italiana faccia finalmente parte.

    Nella carta geografica mondiale la rappresentazione della Sinistra italiana, e non solo di essa invero, delle diverse aree è squilibrata nel senso che il planisfero è a macchia di leopardo con un Medio Oriente ipertrofico e con un’America Indio-latina in cui Venezuela e Cuba hanno una dimensione superiore a quella del Brasile.  Queste insufficienze e limiti si verificano proprio in quell’America meridionale con la quale per ragioni storiche, dalla Conquista, alla colonizzazione, dall’emigrazione europea in quelle plaghe all’esilio politico in Europa dopo i golpe di Stato militari  l’interscambio politico culturale dispone dei requisiti soggettivi e oggettivi per una sinistra e un socialismo del XXI secolo, , che superi le divisioni del XX, che in Europa hanno le loro radici.

    Una Sinistra unitaria e plurale non può essere senza aggettivi, ma ne deve coniugare molti, che derivano dai suoi filoni più antichi e più recenti e perciò una sinistra socialista, comunista, ambientalista e libertaria, una sinistra umanista di laici e credenti, una sinistra democratica e autonoma, europeista e internazionalista. Dirsi di sinistra non basta, al massimo indica una collocazione nello spettro politico, ma non dove si intende andare, cioè portare in evidenza valori e porsi obiettivi incompatibili con l’attuale assetto societario, dominato dal profitto e dalla riduzione di tutto a merce per una società dove libertà, eguaglianza e fraternità, cioè solidarietà e giustizia sociale, siano di guida ed ispirazione di programmi di governo e di mobilitazione in azione puntuali. In altre parole, come ha fatto il Labour a Manchester, riscoprire il Socialismo. Nel panorama politico italiano questo compito appartiene a tutta la sinistra senza esclusioni a priori, quindi anche la Federazione della Sinistra, ma una particolare responsabilità incombe sul PD, come maggior partito di opposizione ed in parte erede dei filoni storici della sinistra italiana, al PSI come unico rappresentante del PSE in Italia e a SEL, che per prima deve sciogliere al suo prossimo Congresso alcuni, almeno, dei molti nodi della Sinistra italiana, ma canto a i soggetti politici strutturati, che rappresentano solo una parte della sinistra italiana, bisogna mobilitare nella riflessione, nella ricerca e nelle proposte quella parte del popolo della sinistra, che non si è rassegnato alla situazione di divisione e di autoreferenzialità identitaria, che sono, insieme con gruppi dirigenti  praticamente immutabili e che si perpetuano per cooptazione,  causa e conseguenza di una debolezza, che non ha pari in Europa, Ci sono forze carsiche della e nella sinistra, che devono emergere e di cui sono espressione circoli e associazioni, come (è un esempio tra i tanti) la rete socialista e libertaria conosciuta come Gruppo di Volpedo, ma anche singoli/e compagni/e che intervengono nei dibattiti on line, perché sono gli unici luoghi accessibili a tutti e speso anche gli unici dove si svolgono confronti veri, non viziati da tattiche partitiche o congressuali.