venerdì 18 luglio 2008

Berlusconi Presidente della Repubblica?

La pericolosità della manovra di delegittimare Giorgio Napolitano consiste nell'eventualità che il Presidente si dimetta anzitempo nel corso di questa legislatura spianando la strada alla elezione di Berlusconi a Capo dello Stato. In termini tattici ciò aprirebbe in effetti un marasma nell'alleanza di governo. Ma ne varrebbe la pena?

di Felice Besostri
Se il successo di una manifestazione si giudica, oltre che dal numero di partecipanti, dall'impatto mediatico, l'iniziativa dell'IDV di Di Pietro, dei nuovi girotondi e di personalità sparse, ha avuto successo.

Preoccupano certamente le cadute di stile, e l'errore politico di attaccare il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ma non bisogna dimenticare gli attentati allo Stato di diritto ed all'ordinamento costituzionale delle leggi ad personam.

Passato qualche giorno è utile ricordare che nella stessa giornata, in controcanto a Piazza Navona, c'era stata un'altra iniziativa politica, la prima promossa dal Partito Socialista dopo il congresso di Montecatini. S'è trattato di una manifestazione silenziosa di sostegno al Presidente della Repubblica. L'impatto mediato praticamente nullo.

Si capisce che il PD sia in difficoltà. Come diceva il padre Dante: 'chi è causa del suo mal pianga sé stesso'. Il PD ha scelto scientemente di allearsi soltanto con Di Pietro, facendo un calcolo di bottega, perciò anche politico, ma in senso deteriore.

La degenerazione parlamentarista era del resto evidente in tutto lo spettro politico, anche nel centro-sinistra e nella sinistra antagonista. Le previsioni sul numero di voti o parlamentari (ancorché si rivelino poi sbagliate) sono ormai la ragione principale, se non esclusiva, delle scelte elettorali e cioè politiche.

Veltroni si è alleato con Di Pietro per captare voti alla coalizione senza danneggiare la potenzialità di voto del PD. Se, invece, avesse accettato l'apparentamento con una lista a sinistra del PD l'effetto sarebbe stato un risultato complessivo più favorevole alla coalizione, ma a danno dei voti PD. Molti di coloro che ad aprile hanno votato PD sotto il ricatto del "voto utile", avrebbero dato il proprio consenso alla sinistra, per quanto moderata essa fosse.

Ora Di Pietro cerca di capitalizzare, in vista delle elezioni europee lo sdegno antiberlusconiano nell'esclusivo interesse del suo partito anche a costo di indebolire il PD. Senza più il ricatto del voto utile l'aggressività dell'IDV potrebbe essere apprezzata da quella quota dell'elettorato di sinistra, smarrito dalla sconfitta cocente e, aggiungo, irrimediabile della Sinistra Arcobaleno: altro calcolo elettoralistico sbagliato di questa stagione disastrosa.

Il calcolo elettoralistico fa premio su tutto. Di Pietro ha preso le distanze dalle volgari intemperanze di Grillo, ma non potrà rompere perché nella sua strategia non può permettersi che a Grillo venga in mente di presentarsi alle europee con una propria lista.

La pericolosità della manovra di delegittimare Giorgio Napolitano consiste nell'eventualità che il Presidente si dimetta anzitempo nel corso di questa legislatura spianando la strada alla elezione di Berlusconi a Capo dello Stato.

In termini tattici ciò aprirebbe in effetti un marasma nell'alleanza di governo. Ma ne varrebbe la pena?
Centro-sinistra e sinistra hanno bisogno di ridefinirsi, di elaborare programmi alternativi a quelli della maggioranza: non di cadere nella manovra politicista di giocare sulle contraddizioni latenti nel PdL e su quelle più visibili tra PdL e Lega Nord.

I socialisti sono riusciti a chiudere il loro Congresso con una parvenza di unità. Hanno fatto bene a sostenere il Presidente della Repubblica, ma hanno sbagliato a dare un avallo preventivo alla legge sull'immunità temporanea delle massime cariche dello Stato con legge ordinaria.

Senza modifica della Costituzione il 'lodo Alfano' è a rischio di incostituzionalità, come ritiene la grande maggioranza dei giuspubblicisti.

Sinistra Democratica è ancora alla ricerca di un ubi consistam tra il socialismo europeo e le sirene dell'unità della sinistra.

Rifondazione Comunista è sull'orlo di una scissione o, nel migliore dei casi, di una crisi di nervi: comunque il revisionismo bertinottiano ha cessato di essere un fattore propulsivo.

Ad ogni piè sospinto ci sono elezioni, mentre una pausa di riflessione politica e teorica sarebbe necessaria senza l'incubo del risultato elettorale. Il punto è quello della attualità del socialismo nel XXI secolo: le condizioni oggettive ci sono ma quelle soggettive latitano.

venerdì 11 luglio 2008

Nostalgia sì, ma di futuro

Testo dell'intervento al primo congresso del PS tenutosi a Montecatini Terme dal 4 al 6 luglio scorsi.
di Felice Besostri

Spero che ci sia la pubblicazione degli atti del Congresso, così saremo tutti uguali e avrà più importanza quello che si dice e non quello che si è, cioè compagni di serie A, che parlano con la sala piena e quelli di serie B nel vuoto.

È stato un errore fischiare Veltroni prima che parlasse. Si applaude o si fischia dopo: alla fine del discorso. Veltroni ha detto cose interessanti sul futuro e sul passato.

Bene andare ad un accordo con le proprie identità e con le proprie gambe ma invece di un discorso generico avrei preferito sentire un impegno preciso da parte sua e del PD: Non modificheremo la legge elettorale per le europee: per non tagliarvi le gambe.

Mi ha fatto piacere sentire che nel 1956 aveva ragione il PSI e torto il PCI. Ma avrei preferito sentire dire che aveva sbagliato nel 2008 a non farci apparentare. Con i suoi ritmi dovremo aspettare 52 anni, cioè il 2060 quando non ce ne importerà nulla, anche se auguro lunga vita a lui e a noi.

Torniamo a noi.
Con buona pace del Sindaco di Montecatini farò la citazione di un giacobino. Saint Just diceva “C’è un paradosso nella democrazia poiché richiede ai molti le virtù che normalmente sono di pochi”.

Ebbene nel caso del Socialismo questo paradosso è ancora più paradossale: essere socialisti in Italia richiede virtù eroiche. Se, come dice Bertoldt Brecht, beati i popoli che non hanno bisogni di eroi: l’Italia è un paese infelice e come tutti gli infelici o cade nella depressione o cerca la consolazione nell’evasione. Qui abbiamo la più grande delle contraddizioni. Mai come in questo periodo ci sono le condizioni oggettive che richiedono risposte socialiste.

La percentuale del PIL destinata a stipendi, salari, pensioni ma anche ai redditi lavorativi diminuisce a favore di rendite e profitti, la mobilità sociale è ridotta, l’estensione dei diritti civili è inferiore a quella di altri paesi, la laicità è minacciata dalle ingerenze clericali, il potere della finanza è senza limiti, ci sono vere e proprie sacche di povertà ed emarginazione sociale, l’accesso ai servizi pubblici, compresa l’istruzione e la salute, non è universalmente garantito, non c’è un piano pubblico per la ricerca e l’innovazione, non ci sono grandi progetti pubblici per le reti logistiche e trasmissioni dati. Se in presenza di condizioni oggettive non c’è un partito socialista: da qualche parte ci sono responsabilità soggettive. Dunque rinnovamento profondo dei gruppi dirigenti.

Caro Nencini, ho apprezzato il Tuo discorso e l’appello all’unità. Nei periodi di massima tensione, anche nel PSI, se si voleva riscuotere applausi scroscianti, bastava gridare “Unità! Unità!” Applaudivano tutti, ma passato il momento magico tutto tornava come prima: i problemi non erano risolti alla radice, ma soltanto accantonati. L’unità non può essere come un bel tappeto persiano sotto il quale nascondere ed accumulare la sporcizia. Va bene l’unità ma prima facciamo pulizia!

Voglio raccontare un aneddoto relativo alle elezioni presidenziali georgiane dell’anno 2000. Ero un osservatore internazionale, nominato dal Consiglio d’Europa, per controllare la regolarità della elezioni. Shevarnadze era il più noto dei tre candidati: le previsioni ne davano la sicura vittoria con percentuali superiori al 60%. Ebbene gli osservatori internazionali riscontrarono una serie di irregolarità. Nei seggi dubbi o non controllati le percentuali per Shevarnadze erano superiori al 80%, con punte del 90%. Prima di stendere il rapporto gli osservatori internazionali ebbero un incontro con il Presidente georgiano e gli chiesero il perché di questi brogli, quando avrebbe comodamente vinto in elezioni regolari. Shevarnadze allargò le braccia e disse che non aveva responsabilità, anzi la sua immagine era danneggiata. Tuttavia suoi sostenitori che volevano acquistare particolari meriti ai suoi occhi avevano alterato le elezioni, contando sulla sua futura riconoscenza, che immaginavano tanto più grande quanto più alta fosse stata la percentuale di voti. Bisogna guardarsi più dai propri sostenitori settari, che dai presentatori di mozioni alternative! Shevarnadze pochi anni dopo perse il potere con ignominia quando avrebbe potuto passare alla storia come il primo Presidente democratico della Georgia. Alla luce del penoso risultato elettorale i socialisti corrono il rischio di diventare nostalgici di un glorioso passato. I socialisti possono essere nostalgici, ma non del passato: Il Socialismo è sì nostalgia, ma del futuro.

La registrazione audio-video del congresso socialista è disponibile su Radio Radicale: Vai alla Prima giornata (relazioni politiche), vai alla Seconda giornata (dibattito, intervento di Veltroni), vai alla Terza giornata (conclusione dibattito, delibere e risoluzioni).

venerdì 4 luglio 2008

Ammanco di costituzionalità

Può una legge ordinaria introdurre immunità riservata a quattro cittadini in ragione delle loro funzioni?

di Felice Besostri

Il lodo Schifani bis (o Alfano) cerca di superare le obiezioni di costituzionalità mosse con la sentenza della Corte Costituzionale n. 24 del 2004.
Tuttavia non supera la questione maggiore, se cioè una legge ordinaria possa introdurre una immunità sia pure temporanea, riservata a quattro cittadini in ragione delle loro funzioni.
Sono in gioco diversi articoli della Costituzione, non solo il 3 sull’uguaglianza dei cittadini, ma anche il 25, per cui nessuno può essere distolto dal suo giudice naturale, il 27 sulla responsabilità personale ed il 112 sull’obbligatorietà dell’azione penale, nonché l’art. 111 sulla ragionevole durata dei processi.
La Costituzione, inoltre, si occupa specificamente con norme speciali dei reati commessi nell’esercizio delle proprie funzioni dal Presidente della Repubblica (art. 90) e dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dai Ministri.
Dunque, per i reati commessi non nell’esercizio delle loro funzioni vige il principio della soggezione alla giurisdizione ordinaria.

Soltanto con legge costituzionale si può intervenire per modificare l’assetto normativo vigente, ma anche per una ragione di evitare una censura di trattamento discriminante tra il Presidente del Consiglio e gli altri Ministri, nonché tra i Presidenti delle Camere ed i Senatori ed i Deputati.
Il Presidente del Consiglio non è eletto direttamente dai cittadini, malgrado la legge elettorale lo possa lasciare credere: l’art. 97 della Costituzione non è stato modificato.
La ratio della legge vuole impedire una crisi di carattere istituzionale, ma tale ratio non ha alcun senso per i Presidenti delle Camere.
I Presidenti delle Camere hanno più vice-presidenti, che possono assicurare il funzionamento degli organi. Infine, se si dovessero dimettere, potrebbero essere rapidamente sostituiti a differenza del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio.
Tutto chiaro. L’attuale maggioranza ha i numeri per far passare una legge costituzionale alla Camera ed al Senato, salvo l’eventuale referendum costituzionale.
Tuttavia i tempi non consentono di raggiungere l’obiettivo in tempo utile per il Cavaliere Berlusconi in relazione ai tempi del processo per corruzione di testimoni: da qui la fretta.
Tuttavia la saggezza popolare dice che la fretta è cattiva consigliera e che la gatta frettolosa partorisce gattini ciechi.

Ammanco di costituzionalità

Può una legge ordinaria introdurre immunità riservata a quattro cittadini in ragione delle loro funzioni?
di Felice Besostri
Il lodo Schifani bis (o Alfano) cerca di superare le obiezioni di costituzionalità mosse con la sentenza della Corte Costituzionale n. 24 del 2004.
Tuttavia non supera la questione maggiore, se cioè una legge ordinaria possa introdurre una immunità sia pure temporanea, riservata a quattro cittadini in ragione delle loro funzioni.
Sono in gioco diversi articoli della Costituzione, non solo il 3 sull’uguaglianza dei cittadini, ma anche il 25, per cui nessuno può essere distolto dal suo giudice naturale, il 27 sulla responsabilità personale ed il 112 sull'obbligatorietà dell'azione penale, nonché l'art. 111 sulla ragionevole durata dei processi.
La Costituzione, inoltre, si occupa specificamente con norme speciali dei reati commessi nell'esercizio delle proprie funzioni dal Presidente della Repubblica (art. 90) e dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dai Ministri.
Dunque, per i reati commessi non nell'esercizio delle loro funzioni vige il principio della soggezione alla giurisdizione ordinaria.

Soltanto con legge costituzionale si può intervenire per modificare l'assetto normativo vigente, ma anche per una ragione di evitare una censura di trattamento discriminante tra il Presidente del Consiglio e gli altri Ministri, nonché tra i Presidenti delle Camere ed i Senatori ed i Deputati.
Il Presidente del Consiglio non è eletto direttamente dai cittadini, malgrado la legge elettorale lo possa lasciare credere: l'art. 97 della Costituzione non è stato modificato.
La ratio della legge vuole impedire una crisi di carattere istituzionale, ma tale ratio non ha alcun senso per i Presidenti delle Camere.
I Presidenti delle Camere hanno più vice-presidenti, che possono assicurare il funzionamento degli organi. Infine, se si dovessero dimettere, potrebbero essere rapidamente sostituiti a differenza del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio.
Tutto chiaro. L'attuale maggioranza ha i numeri per far passare una legge costituzionale alla Camera ed al Senato, salvo l'eventuale referendum costituzionale.
Tuttavia i tempi non consentono di raggiungere l'obiettivo in tempo utile per il Cavaliere Berlusconi in relazione ai tempi del processo per corruzione di testimoni: da qui la fretta.
Tuttavia la saggezza popolare dice che la fretta è cattiva consigliera e che la gatta frettolosa partorisce gattini ciechi.