venerdì 26 febbraio 2010

Di truffa in truffa

Periscopio socialista 

La storia delle leggi elettorali, delle forme di governo e del sistema politico nell'Italia repubblicana si può riassumere così: dalla legge truffa alla truffa per legge...

di Felice Besostri 

Ci sono due modelli collaudati di forme di governo: quello parlamentare e quello presidenziale, più un terzo modello, che ha incontrato una crescente fortuna, quello semipresidenziale. Tale forma di governo, nonostante il nome non è una variante del modello presidenziale, ma di quello parlamentare, estremamente razionalizzato: infatti l’esecutivo è bicefalo, non vi è una netta divisione dei poteri, perché il Presidente può sciogliere il Parlamento e permane il rapporto di fiducia tra Parlamento e Governo.

    La sfiducia è resa difficile, anzi si cerca di evitare che si possa creare una maggioranza parlamentare ostile a quella presidenziale: è il senso delle riforme anti-coabitazione adottate in Francia. Spurie sono le forme di governo, che prevedono l’elezione diretta (o indiretta) del Primo Ministro. Guarda caso è quella, cui l’Italia aspira. L’ introduzione nei comuni, nelle province e nelle regioni dell’elezione diretta del vertice esecutivo ha fatto da battistrada.

    L’elezione diretta del Capo dell’esecutivo, senza una separazione netta tra esecutivo e legislativo, tra governo e assemblea, come, invece, richiede il presidenziale, è in assoluto la peggior soluzione: non solo è impedito all’assemblea di partecipare alla determinazione dell’indirizzo politico, ma addirittura dei esercitare le4 funzioni ispettive e di controllo.

    La moderna democrazia è nata affermando la responsabilità dell’esecutivo nei confronti dell’assemblea. In Italia si è introdotto lo strano principio ( dal punto di vista democratico ) per cui il parlamento ( il consiglio comunale, provinciale o regionale ) deve avere la fiducia del governo ( del Primo Ministro, del Sindaco, del presidente della provincia o della regione)!!!
Nell’ibrido sistema italiano ci sono altre anomalie, che riducono gli spazi democratici e alterano gli equilibri tra il potere esecutivo e quello legislativo.

    Due, in particolare, sono i meccanismi perversi: il premio di maggioranza e lo scioglimento automatico dell’assemblea, quando viene meno il capo dell’esecutivo. IL PREMIO DI MAGGIORANZA, LEGATO AL SUCCESSO DEL CANDIDATO, SINDACO, PRESIDENTE DI PROVINCIA E DI REGIONE, distorce la volontà degli elettori, al massimo grado quando è ammesso il voto disgiunto, perché all’ombra del candidato popolare o fantoccio che sia, continua il giorno partitico senza limpidezza e perché il candidato decide prima delle votazioni quali liste collegare o destinare alla sconfitta. Di contro la scomparsa del capo dell’esecutivo comporta lo scioglimento automatico dell’assemblea, anche per fatti naturali, quali la morte o la malattia. Nelle elezioni politiche il premio di maggioranza viene attribuito  alla lista o coalizione di liste ( in realtà al loro Capo ) senza alcun vincolo di raggiungere un quorum minimo in percentuale di voti o in seggi conquistati sul campo: neppure il fascismo osò tanto con la legge Acerbo, che chiedeva di avere almeno il 25% per beneficiare del premio di maggioranza. Proprio questo fatto presentava profili di costituzionalità, come detto incidenter tantum nelle sentenze 15 e 16 del 2008 della Consulta.

    Il premio di maggioranza è negazione del voto proporzionale, nonostante le apparenze di liste concorrenti in collegi plurinominali, e del sistema maggioritario, nel quale la maggioranza è conquistata sul campo in collegi uninominali con o senza ballottaggio. Il premio di maggioranza altera il rapporto tra voti e seggi e, nel caso italiano, il premio di maggioranza è tanto più elevato quanto minore è il consenso della lista o della coalizione di liste. Questo avviene anche nelle regioni con l’aggravante, in termini di spesa e di consenso necessario per essere eletti, dei seggi aggiuntivi. Non si premia tanto una maggioranza relativa, quanto una minoranza assoluta!

    Gli effetti distorsivi sono accentuati dalla coesistenza, privilegio italiano, di premio di maggioranza e clausola di sbarramento.

    In Italia il voto non è più personale e uguale ed è solo parzialmente libero, perché il cosiddetto voto utile scoraggia il voto per le formazioni nuove o minori. Una scelta arbitraria come quella di Veltroni per le elezioni del 2008 ha avuto conseguenza sul sistema dei partiti ben maggiori dei comportamenti elettorali dei cittadini.

    La chiusura del sistema di violazione della Costituzione è stata completata con l’indicazione anche nei simboli, del nome del capo della lista o della coalizione di liste: di fatto un’indicazione diretta del futuro premier in spregio alle prerogative del Presidente della Repubblica, chiaramente enunciate dall’art. 92 della Costituzione, richiamato persino dalla legge del 2005 di riforma dei testi unici per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica... a titolo di beffa. Il ruolo e i poteri del capo della lista, cioè del futuro Primo Ministro, sono ormai assoluti con la legge n. 270 /2005, meglio conosciuta come il porcellum, che ha introdotte le liste bloccate, cioè un parlamento di nominati e non di eletti e la cui riconferma dipende  dal Capo partito. Tra le riforme è quella che è piaciuta di più da destra a sinistra, radicali compresi, dalle cui file esce, peraltro, l’on. Calderisi, perché da un potere assoluto ai capi partito o nei casi migliori alle loro oligarchie. A chi detiene il comando non par vero di scegliere i parlamentari trai i loro clienti, famigli o cortigiani/e e nello stesso tempo garantirsi gli esiti dei futuri congressi di partito. Soltanto alcuni elettori hanno osato impugnare la legge elettorale per incostituzionalità, sotto i profili a) premio di maggioranza e b) liste bloccate, ma hanno imparato a loro spese, nell’indifferenza dei grandi mezzi d’informazione, che in Italia non è giuridicamente possibile impugnare una legge elettorale per il parlamento, anche se fosse di chiara e lampante incostituzionalità. Le Sezioni Unite e il Consiglio di Stato hanno stabilito la loro totale incompetenza ad esaminare ricorsi che in qualche modo incidano sulla composizione del Parlamento, perché gli unici organi competenti sono le Giunte delle Elezioni delle Camere elette con la legge... di sospetta incostituzionalità!!!

    Un’interpretazione abnormemente estensiva dell’art. 66 della Costituzione. I rapporti tra politica e magistratura non sono sempre conflittuali, ma anche di omertosa complicità. La questione che non ci sia un giudice competente a esaminare le leggi elettorali è ora all’attenzione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Se i giudici ordinari ed amministrativi non hanno giurisdizione la questione non può essere sottoposta alla Corte Costituzionale, come la stessa aveva auspicato con le sentenze n. 15 e 16 del 2008.
Grazie a queste riforme elettorali e grazie alla mancanza di coraggio del potere giudiziario, compresa la Corte Costituzionale, si è modificata la Costituzione profondamente, proprio nella forma di governo, senza emendarla. Per fortuna il disegno di stravolgimento non si è completato per la bocciatura delle modifiche berlusconian-leghiste del 2005 nel referendum costituzionale del giugno 2006 e per mancato raggiungimento del quorum nei referendum elettorali del giugno 2009.

    Da questo Parlamento, a meno di scomposizione simultanea di PdL e PD, che conducano alla formazione di una nuova maggioranza, diversa da quella uscita dalle urne nel 2008, non possiamo aspettarci nulla perché i parlamentari non rappresentano più la NAZIONE, come stabilisce l’art. 67 della Costituzione, ma sono figuranti o marionette nelle mani di chi li ha collocati nel posto utile della lista bloccata.

    La situazione potrebbe non essere disperata se i partiti politici fossero associazioni riconosciute, rette obbligatoriamente da statuti democratici e soggetti a controllo giurisdizionale, in altre parole se vivessimo in Germania o Spagna e non Italia.

    Il nostro articolo 49 della Costituzione ( tutti i cittadini  hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale ) è stato interpretato, sempre da una compiacente magistratura, come se il concorso democratico forre garantito dalla pluralità dei partiti, non dalla loro democraticità interna. La nostra norma non è chiara come le norme costituzionali sui partiti della Spagna (art. 6 Cost. 1978) e della Germania  Federale (art.21 GG 1949 ), che richiedono la struttura democratica dei partiti, ma non nascondiamoci dietro questo: non è logico che un numero elevato di soggetti politici non democratici in concorrenza tra loro possano determinare democraticamente la politica nazionale.

    Lo svilimento degli statuti dei partiti è totale. I detentori del simbolo è il segretario o il presidente nazionale, che può individuare suoi delegati per qualsivoglia tornata elettorale di qualsivoglia ambito territoriale: chi vuol utilizzare il simbolo del Partito deve essere gradito al Capo nazionale ovvero al suo fiduciario regionale o provinciale. Il Capo nazionale non è vincolato da alcuna norma statutaria per individuare i suoi delegati di fiducia e quest’ultimi non sono vincolati da alcuna deliberazione del corrispondente livello territoriale del partito.

    Per di più, come è stato messo in luce dal rinvio alla Corte Costituzionale della legge elettorale europea da parte del TAR Lazio sez. II bis, quella legge è di sospetta costituzionalità, ma il discorso vale anche per la leggi elettorali regionali dove sia prevista una clausola di sbarramento ( ad es. Toscana, Puglia, Calabria ), perché fa coincidere la soglia per avere diritto ad una rappresentanza con quella per aver diritto al rimborso delle spese elettorali. Per semplificare non sono garantite le condizioni di uguaglianza per accedere alle cariche elettive, imposte dall’art. 51 della Costituzione.

    Se dal Parlamento non possono venire speranze è stato giocoforza pensare ad un Assemblea Costituente, ma in assenza di una assalto al Palazzo d’Inverno, l’Assemblea Costituente dovrebbe essere istituita da un Parlamento, che non ha alcun interesse a delegittimarsi.

    L’opinione pubblica potrebbe essere il fattore di stimolo al cambiamento? C’è da dubitare, per diverse ragioni . La prima che la materia istituzionale è complessa, sempre che non si riesca a ridurla in pillole, come il referendum Segni. La seconda che, stando ai sondaggi di opinione, in quest’epoca di grave crisi economica e sociale la questione istituzionale non è percepita come prioritaria. La terza ragione è che i grandi mezzi d’informazione, per non parlare del duopolio televisivo, non sono indipendenti ma dipendenti dall’intreccio tra potere politico e potere economico, che domina, quest’ultimo, l’editoria. L’assenza di un Quarto Potere, separato e indipendente dagli altri, è una delle ragioni in più per opporsi ad un’elezione diretta del Capo dell’Esecutivo, sia esso un Presidente od un Primo Ministro: in Italia non è immaginabile un Watergate, al più un  Sexgate.

    Sul piano dell’iniziativa politica non si vede ancora una forza politica nuova che voglia rompere con il costume politico imperante per cambiare le cose. E’ necessaria una forza politica,che sappia coniugare innovazione programmatica, con un pensiero istituzionale di riforma, rompendo le mode e con una visione europea dei problemi, e, per quanto ci concerne,  dovrebbe anche avere una chiara collocazione a sinistra ed essere di ispirazione socialista. L’ultima nata, Sinistra Ecologia Libertà, è diventata in pochissimo tempo un partito identificato e qualificato con il nome del leader e non è più il laboratorio politico di una nuova sinistra, secondo il progetto originario di Sinistra e Libertà delle Europee. Il numero d’inviti nei talk show ( in gergo "comparsate") e l’indice di gradimento del suo leader saranno gli unici parametri di valutazione, molto più importanti dell’insediamento territoriale, del radicamento sociale e dell’elaborazione programmatica. 

lunedì 8 febbraio 2010

Braccio di ferro. Legittimo. Impedimento. Sciopero.

Periscopio lavoro 

a cura di rassegna.it

Scuola
Cdm approva riforma licei
Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera definitivo ai tre decreti presidenziali che, dal prossimo anno scolastico, ridisegneranno l'istruzione superiore in Italia. La riunione del Cdm si è svolta nella prima mattinata di oggi e si è conclusa alle 10,50. I tre decreti stabiliscono le norme per il riordino di licei, istituti tecnici e istituti professionali. Dall’anno 2010-2011, le superiori avranno meno ore e meno indirizzi.

Fiat
Braccio di ferro con governo su incentivi
La Fiat potrebbe non ricevere incentivi dallo Stato per il 2010. E’ una delle ipotesi che si fa strada oggi (, il giorno dopo lo sciopero nazionale di 4 ore che ha bloccato le fabbriche principali. L’azienda continua a confermare la chiusura di Termini Imerese entro fine 2011, in attesa del nuovo incontro del tavolo tecnico fissato per domani al ministero dello Sviluppo economico. Intanto il presidente del Senato, Renato Schifani, ha sottolineato che per la Fiat – insieme ad Alcoa – non ci saranno soldi se non verranno tutelati i posti di lavoro. Poi è arrivata la risposta dell’amministratore delegato , Sergio Marchionne: se il governo non rinnova gli incentivi, ha detto, “ci trova pienamente d’accordo”.

Alcoa
Tensione nello stabilimento di Portovesme
Ancora tensione nello stabilimento Alcoa di Portovesme, nel Sulcis Iglesiente: appena rientrati dalla trasferta per il presidio a Roma, i circa 500 lavoratori hanno allontanato i tre dirigenti aziendali presenti nella fabbrica ed è scoppiato un piccolo tafferuglio. Così riferisce l’Ansa. Secondo quanto si è appreso, nella tensione generale alcuni operai sarebbero rimasti contusi agli arti inferiori e superiori ed un auto è stata danneggiata.

Internet e Tv
Ok commissione, cambia decreto Romani
La commissione parlamentare ha approvato stamani il parere favorevole al decreto Romani, che recepisce la nuova direttiva europea in materia di Internet e tv. Il testo "contiene importanti novità", spiega il relatore, Alessio Butti (Pdl). Infatti, il parere messo a punto da Butti accoglie alcuni rilievi al provvedimento che erano stati formulati nei giorni scorsi dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e specifica meglio alcuni punti, anche relativi al Web, questione che nei giorni scorsi era stata al centro di polemiche.

Nucleare
Governo impugna leggi regionali
Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro Claudio Scajola, ha impugnato le leggi regionali di Basilicata, Campania e Puglia sul nucleare che impediscono la costruzione di impianti nucleari nei loro territorio. “L’impugnativa delle tre leggi è necessaria per ragioni di diritto e di merito”, ha spiegato il ministro Scajola. “In punto di diritto - ha aggiunto - le tre leggi intervengono autonomamente in una materia concorrente con lo Stato (produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica) e non riconoscono l'esclusiva competenza dello Stato in materia di tutela dell'ambiente, della sicurezza interna e della concorrenza".

Delta
Sindacati chiedono tavolo confronto
I sindacati chiedono 'l'avvio di un tavolo di confronto per il gruppo Delta-San Marino alla presenza di tutti gli attori coinvolti nella difficile vertenza, al fine di individuare la soluzione socialmente responsabile in grado di evitare che a pagare il prezzo degli errori altrui non siano i lavoratori". Le riunioni tra commissari straordinari e banche creditrici, a loro avviso, "hanno fortemente accresciuto la preoccupazione dei lavoratori in quanto, la ricaduta sull'occupazione parrebbe allarmante nell'auspicabile ipotesi di raggiungimento di un accordo e addirittura devastante nel caso di mancata intesa".

Borse
Timori economia Spagna, persi 128 mld
Le Borse europee hanno bruciato 128 miliardi di euro in scia ai timori degli investitori legati alla traballante economia della Spagna. Al termine della seduta la Borsa di Madrid è caduta del 5,94%

Parlamento
Legittimo impedimento, la Camera approva
L’aula della Camera ha dato il via libera al disegno di legge sul legittimo impedimento che ora passa ora all’esame del Senato. Prosegue dunque l’iter del provvedimento che salva il premier e i ministri dai processi per 18 mesi, pensato dal governo in attesa dell’approvazione di un nuovo lodo Alfano stavolta per via costituzionale. Il testo è stato approvato oggi (3 febbraio) dall’assemblea di Montecitorio con 316 voti a favore (Pdl, Lega, ‘Noi Sud’, Mpa e Partito repubblicano), 239 contrari (Pd, Idv e Alleanza per l’Italia) e 40 astenuti (Udc, Svp e Liberaldemocratici). Bersani: "Berlusconi blocca il paese". Di Pietro: "Degno di una dittatura".

INPS
Cassa integrazione, +186% annuo
A gennaio le richieste di cassa integrazione sono diminuite del 17% rispetto a dicembre, segnando però un aumento del 186,6% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Lo fa sapere l'Inps, precisando che si tratta di 84,5 milioni di ore autorizzate contro i 101,8 milioni autorizzate a dicembre 2009. 

Alitalia
Il 16 febbraio nuova data sciopero
La nuova data per lo sciopero del personale navigante di Alitalia, già differito per tre volte dal ministero dei Trasporti, è martedì 16 febbraio dalle 10 alle 14. Lo sciopero, inizialmente proclamato il 25 novembre e successivamente il 9 dicembre ed il 5 febbraio, è nuovamente indetto dalla Filt Cgil e dalle associazioni professionali del personale navigante Ipa, Avia e Anpac".

Edilizia
Cresme, nel 2010 a rischio 150mila posti
Si prospetta un 2010 difficile per l’edilizia. Secondo le stime del Cresme, il settore a fine anno potrebbe ritrovarsi con una quota del 10-15 per cento di imprese in meno e con 120-150mila disoccupati in più, dopo avere già perduto ben 100.000 posti di lavoro nel 2009. Secondo le stime del Centro ricerche economico-sociali di mercato edilizia e territorio, saranno soprattutto le imprese medio- piccole a pagare maggiormente gli effetti della crisi.   

martedì 2 febbraio 2010

Vendola, dalla Puglia all'Italia

Periscopio socialista 

di Felice Besostri 
 
“Gli dei invidiano gli uomini felici” e chi è più felice di Vendola dopo le primarie di coalizione della Puglia? Le dichiarazioni rilasciate dopo la vittoria mostrano maggiore equilibrio di tanti suoi sostenitori. Se le primarie pugliesi hanno un merito è quello di avere indicato un metodo di scelta dei candidati a cariche elettive e di aver premiato uno stile di governo: se si vuole essere coerenti bisogna celebrare  la vittoria di Vendola piuttosto che la sconfitta del PD e/o dei  dalemiani.

      I numeri parlano, anzi cantano, chiaro: più di 200.000 partecipanti, a fronte dei 79.296 delle primarie 2005 e con più dei 2/3 dei suffragi per Vendola.

    Vendola ha presieduto la  Puglia e le uniche ombre sul governo regionale le hanno gettate addosso assessori espressi dal PD. Vendola era stato candidato- e non dimentichiamolo eletto- in seguito a primarie: soltanto nuove primarie potevano impedirne la riconferma. Si  fossero tenute, come richiesto da Vendola, non ci sarebbero state le polemiche e soprattutto l'immagine di coesione della coalizione non si sarebbe deteriorata. Credo che debba essere chiaro per tutti che la priorità sia di vincere le elezioni e non di regolare i conti all'interno della sinistra e del centro-sinistra.

    Le vicende pugliesi hanno dimostrato come pesi negativamente l'assenza di un partito di sinistra, che non si chiama fuori dalle responsabilità di governo, ma che non rinuncia alla sua autonomia e alla sua identità. Sinistra e Libertà poteva essere il punto di partenza e lo sarebbe stata se avesse superato il quorum: la battuta di Flaiano, che il nostro popolo ama andare in soccorso del vincitore, trova purtroppo riscontro nella realtà. Ne abbiamo avuto la prova con l'Italia dei Valori, che ha rimosso l'iniziale veto a Vendola, appena è stato chiaro, che indeboliva il PD e vinceva le primarie.

    I forti debbono essere pazienti e i vincitori magnanimi, specialmente se il laboratorio Puglia aspira a diventare un progetto nazionale di respiro europeo. L'inizio del processo costitutivo di Sinistra Ecologia Libertà assegna a Vendola responsabilità nazionali. In questa fase si corre il rischio che Vendola diventi come uno dei testimonial, che mettono in ombra il prodotto pubblicizzato.

    Il successo pugliese non è immediatamente trasferibile al Nord, malgrado la consistenza dei pugliesi emigrati e il Nord resta il buco nero della sinistra, in particolare la Lombardia e il Veneto.

    Senza il Nord non si vincono le elezioni politiche e le elezioni europee dimostrano, che non si supera la soglia di sbarramento con i soli successi meridionali.

    Si aprono due strade, quella della chiusura identitaria o quella unitaria di ricostruzione di una sinistra alternativa al PdL-Lega Nord. L'interlocuzione col PD,  come anche con la Federazione della Sinistra ,resta essenziale e proprio la Puglia dimostra che  iscritti ed elettori sono capaci di iniziative autonome, anche in dissenso coi vertici. La sinistra deve anche affrontare problemi di più ampio spessore del rapporto tra le formazioni politiche esistenti, per affrontare quello del superamento della divisioni tra socialisti e comunisti. Il decennale della scomparsa di Bettino Craxi ha dimostrato, che bisogna superare atteggiamenti, che vanno ben al di là delle differenze di valutazioni sul personaggio, molto variegate all'interno degli stessi campi. La sinistra italiana si è specializzata in occasioni mancate : l'ultima è stata l'assenza di un dibattito, con la stessa ampiezza di quello craxiano, su Nenni nel trentennale della sua morte. La biografia di Nenni ripercorre tutte le tappe cruciali dei rapporti a sinistra tra socialisti e comunisti. Una sinistra nuova non si può rinchiudere in uno steccato: femminismo e ambientalismo, per fare soltanto due esempi, hanno portato linfa nuova alla sinistra, ma la storia, che ha diviso e divide la sinistra italiana, più di ogni altra sinistra europea, è quella di socialisti e comunisti. La biografia di Vendola lo pone in grado di affrontare il nodo, la cui importanza è superiore alla consistenza elettorale e organizzativa delle forze, che alle due tradizioni si richiamano, accomunate dal destino di essere escluse dalle istituzioni parlamentari nazionali ed europee.