Il trasporto merci su gomma incide enormemente su inquinamento atmosferico, costi dell’energia petrolifera, incremento di traffico ed incidentistica stradale. A dispetto della cosidetta “cura del ferro”, il trasferimento delle merci su rotaia o su mare è sempre più lontano.
di Aldo Ferrara *)
A tutt’oggi ben l’80% delle merci subisce un trasferimento sui gomma mediante i mezzi pesanti. Nel 2006, il traffico è cresciuto in media del +4%, con punte anche doppie nei tratti Brescia-Piacenza e Trieste-Venezia. Un veicolo su quattro in circolazione è un mezzo pesante. Ai fini della sicurezza stradale, i dati indicano che nel 2006, in oltre il 46% degli incidenti erano coinvolti i camion, a fronte del 37% del 2004 e del 38% del 2005.
Già oggi questo dato sembra ascendere al 53% contro il 46% del 2005. Il numero di incidenti che vede coinvolti i mezzi pesanti deriva in senso assoluto dall’aumento dei kilometri di percorrenza. Negli ultimi 35 anni i kilometri di autostrade non hanno subito incrementi sostanziali mentre sono decuplicate le percorrenze.
Un sistema di trasporto in cui l’88% delle merci viaggia su gomma, comporta 13 milioni di euro/anno, il 34% dei costi totali del trasporto su strada. Secondo il Dicastero dei Trasporti, il 51% utilizza tratte brevi fino a 50 chilometri e il 68% in sede intraregionale. In vero il dato appare sottostimato, in quanto considera solo i mezzi pesanti e Tir con portata utile non inferiore a 3,5 tonnellate. Non vengono considerati i veicoli di portata inferiore, furgoni e altri veicoli commerciali che poi sono la maggioranza, circa 3,5 milioni mentre i veicoli pesanti sono circa 950 mila (Min. Trasporti, 2006). Poiché la gran parte (circa il 62%) di questi veicoli è obsoleta ancorchè poco censibile, il loro contributo in termini di polveri sottili PM10 è di circa 10mila tonnellate annue mentre agli autoveicoli privati, il cui parco è di circa 33 milioni di esemplari, è da imputare una quantità che si aggira sulle 17mila tonn. E se dette emissioni, per il parco veicoli pesanti, tendono ad aumentare dell’1% all’anno, l’insieme dei trasporti le porta complessivamente al +22,7%, mentre nel settore manifatturiero (a causa della contrazione della grande industria) si sono ridotte del 23%.
Alcuni anni fa ( 2003) la Corte dei Conti italiana diffuse un comunicato nel quale affermava che il Piano per il Trasporto Intermodale, varato nel 1986 e finanziato nel 1990, era sostanzialmente deficitario, fallito e da rifare. A fronte di una media europea del 44,5%, il trasporto italiano su gomma ha ancora un’incidenza del 67% sul totale. Dalla Relazioni si deduce anche che…”Il quadro attuale dei volumi di traffico conferma l’assoluta prevalenza del trasporto su strada, sia nel traffico merci (oltre il 60%) che in quello passeggeri (oltre l’85%), con alcune importanti peculiarità: Un’elevata concentrazione di traffico su alcune direttrici stradali. Il 60 % circa dei flussi extraurbani si concentra su appena il 2% della rete stradale e autostradale. Una squilibrata distribuzione territoriale della domanda di trasporto stradale, concentrata per oltre la metà in cinque Regioni: Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto ed Emilia Romagna. Un’elevata quota di movimentazione delle merci su brevi e medie distanze (il 75% dei viaggi si svolge entro i 200 km) a causa della notevole polverizzazione della struttura produttiva e commerciale.
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Lo squilibrio modale a favore della strada assume dimensioni maggiori rispetto ad altri Paesi europei sia nel segmento delle merci che in quello dei passeggeri in ambito urbano. Per i passeggeri si è assistito ad una continua diminuzione della quota del trasporto su ferro, a cui fanno riscontro i consistenti aumenti di quella su strada, aereo e su mezzi collettivi su gomma. Resta marginale la quota di traffico assorbita dal cabotaggio marittimo (intorno allo 0,6%). La prevalenza del trasporto stradale è particolarmente accentuata nelle aree urbane, ove si registra la progressiva caduta della domanda di trasporto pubblico. Anche nel caso delle merci si registra una diminuzione costante negli ultimi venticinque anni della quota su ferro che attualmente si attesta sul 13-14%”.
Cosa succede in Europa? In Germania, circa il 25% delle merci usufruisce di trasporto fluviale, un altro 25% in ferrovia ed il restante 50% circa su autocarri. Nella maggior parte dei paesi centro-europei la situazione è simile. In Italia, la navigazione fluviale sposta lo 0,1% delle merci, quella marittima lo 0,6%, la ferrovia circa il 13% ed il trasporto su gomma l’eccedente 86,4%. Un treno merci trasporta l’equivalente in termini di merci,anche deperibili, di circa 42 autotreni ed è componibile fino ad un massimo di 22 vagoni, mentre la nave fluviale assorbe il carico di ben 85 camion. Una nave fluviale/marina ha un motore di circa 2/3.000KW per 2/2,5.000 tonnellate. Quindi un rapporto elevato nel costo/beneficio. Un autoarticolato ha un motore da 370 KW, con 27 tonnellate, quindi un rapporto costo motore/carico estremamente sbilanciato (10/1). Il carburante necessario per spostare 50 tonnellate di merci su strada per una tratta di 1000 chilometri è di 1000 kg, 515 Kg per la ferrovia e si riducono ulteriormente a 394 Kg per il mezzo navale. Basterebbe utilizzare la rotte marina tirrenica Genova-Livorno-Civitavecchia-Napoli-Catania e quella adriatica Monfalcone-Ancona-Bari-Catania ed..il gioco è fatto.
*) Associazione R.E.D.S. - http://associazionereds.com/