venerdì 11 luglio 2008

Nostalgia sì, ma di futuro

Testo dell'intervento al primo congresso del PS tenutosi a Montecatini Terme dal 4 al 6 luglio scorsi.
di Felice Besostri

Spero che ci sia la pubblicazione degli atti del Congresso, così saremo tutti uguali e avrà più importanza quello che si dice e non quello che si è, cioè compagni di serie A, che parlano con la sala piena e quelli di serie B nel vuoto.

È stato un errore fischiare Veltroni prima che parlasse. Si applaude o si fischia dopo: alla fine del discorso. Veltroni ha detto cose interessanti sul futuro e sul passato.

Bene andare ad un accordo con le proprie identità e con le proprie gambe ma invece di un discorso generico avrei preferito sentire un impegno preciso da parte sua e del PD: Non modificheremo la legge elettorale per le europee: per non tagliarvi le gambe.

Mi ha fatto piacere sentire che nel 1956 aveva ragione il PSI e torto il PCI. Ma avrei preferito sentire dire che aveva sbagliato nel 2008 a non farci apparentare. Con i suoi ritmi dovremo aspettare 52 anni, cioè il 2060 quando non ce ne importerà nulla, anche se auguro lunga vita a lui e a noi.

Torniamo a noi.
Con buona pace del Sindaco di Montecatini farò la citazione di un giacobino. Saint Just diceva “C’è un paradosso nella democrazia poiché richiede ai molti le virtù che normalmente sono di pochi”.

Ebbene nel caso del Socialismo questo paradosso è ancora più paradossale: essere socialisti in Italia richiede virtù eroiche. Se, come dice Bertoldt Brecht, beati i popoli che non hanno bisogni di eroi: l’Italia è un paese infelice e come tutti gli infelici o cade nella depressione o cerca la consolazione nell’evasione. Qui abbiamo la più grande delle contraddizioni. Mai come in questo periodo ci sono le condizioni oggettive che richiedono risposte socialiste.

La percentuale del PIL destinata a stipendi, salari, pensioni ma anche ai redditi lavorativi diminuisce a favore di rendite e profitti, la mobilità sociale è ridotta, l’estensione dei diritti civili è inferiore a quella di altri paesi, la laicità è minacciata dalle ingerenze clericali, il potere della finanza è senza limiti, ci sono vere e proprie sacche di povertà ed emarginazione sociale, l’accesso ai servizi pubblici, compresa l’istruzione e la salute, non è universalmente garantito, non c’è un piano pubblico per la ricerca e l’innovazione, non ci sono grandi progetti pubblici per le reti logistiche e trasmissioni dati. Se in presenza di condizioni oggettive non c’è un partito socialista: da qualche parte ci sono responsabilità soggettive. Dunque rinnovamento profondo dei gruppi dirigenti.

Caro Nencini, ho apprezzato il Tuo discorso e l’appello all’unità. Nei periodi di massima tensione, anche nel PSI, se si voleva riscuotere applausi scroscianti, bastava gridare “Unità! Unità!” Applaudivano tutti, ma passato il momento magico tutto tornava come prima: i problemi non erano risolti alla radice, ma soltanto accantonati. L’unità non può essere come un bel tappeto persiano sotto il quale nascondere ed accumulare la sporcizia. Va bene l’unità ma prima facciamo pulizia!

Voglio raccontare un aneddoto relativo alle elezioni presidenziali georgiane dell’anno 2000. Ero un osservatore internazionale, nominato dal Consiglio d’Europa, per controllare la regolarità della elezioni. Shevarnadze era il più noto dei tre candidati: le previsioni ne davano la sicura vittoria con percentuali superiori al 60%. Ebbene gli osservatori internazionali riscontrarono una serie di irregolarità. Nei seggi dubbi o non controllati le percentuali per Shevarnadze erano superiori al 80%, con punte del 90%. Prima di stendere il rapporto gli osservatori internazionali ebbero un incontro con il Presidente georgiano e gli chiesero il perché di questi brogli, quando avrebbe comodamente vinto in elezioni regolari. Shevarnadze allargò le braccia e disse che non aveva responsabilità, anzi la sua immagine era danneggiata. Tuttavia suoi sostenitori che volevano acquistare particolari meriti ai suoi occhi avevano alterato le elezioni, contando sulla sua futura riconoscenza, che immaginavano tanto più grande quanto più alta fosse stata la percentuale di voti. Bisogna guardarsi più dai propri sostenitori settari, che dai presentatori di mozioni alternative! Shevarnadze pochi anni dopo perse il potere con ignominia quando avrebbe potuto passare alla storia come il primo Presidente democratico della Georgia. Alla luce del penoso risultato elettorale i socialisti corrono il rischio di diventare nostalgici di un glorioso passato. I socialisti possono essere nostalgici, ma non del passato: Il Socialismo è sì nostalgia, ma del futuro.

La registrazione audio-video del congresso socialista è disponibile su Radio Radicale: Vai alla Prima giornata (relazioni politiche), vai alla Seconda giornata (dibattito, intervento di Veltroni), vai alla Terza giornata (conclusione dibattito, delibere e risoluzioni).

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