giovedì 23 febbraio 2012

La Slovacchia alle urne il 10 marzo

Periscopio

Bratislava, sinistra avanti nei sondaggi

di Ferdinando Leonzio

http://www.avantidelladomenica.it

A Bratislava è iniziata la campagna elettorale per il rinnovo, il prossimo 10 marzo, quindi con largo anticipo sulla sua scadenza naturale (2014), del Consiglio Nazionale (Parlamento) della Slovacchia, la repubblica centroeuropea nata dalla scissione consensuale del 1993 con la confinante Repubblica Ceca.

    Il Consiglio Nazionale slovacco, la cui durata normale è di quattro anni, è eletto col sistema proporzionale, con sbarramento del 5%, sulla base di un Collegio Unico Nazionale, cui le varie liste possono concorrere con un massimo di 150 candidati ciascuna, quanti cioè sono i deputati da eleggere.

    Quest´anno, a contendersi i 150 seggi del massimo organo rappresentativo slovacco, saranno ben 26 liste, per un totale di 2967 aspiranti deputati, di cui 778 donne.

    Secondo i piú recenti sondaggi nel nuovo Consiglio Nazionale entrerebbero i sei partiti che attualmente vi sono rappresentati, ma con un sostanziale mutamento dei rapporti di forza a favore dell´opposizione di sinistra, cioè dei socialdemocratici del partito Smer-SD (Direzione-Social Democrazia), accreditato tra il 39,7% e il 41,4%). Ritornerebbero dunque in Parlamento i gruppi dell´uscente ex maggioranza di centro-destra: i due partiti democristiani SDKU-DS (Unione Cristiana e Democratica Slovacca-Partito Democratico} e KDH (Movimento Democratico Cristiano}, che potrebbe classificarsi secondo col 9,4% ed, inoltre, il partito liberale SaS {Libertá e Solidarietá}, che ha provocato la caduta del governo, il partito etnico ungherese Most-Hid (Ponte). Previsto anche il ritorno del Partito Nazionalista Slovacco SNS, giá opposizione di destra.

    Molto probabile sembra l´ingresso in Parlamento anche del raggruppamento OL (Gente Comune e Personalitá Indipendenti}, nato per iniziativa di gruppi liberaldemocratici.

    Assai vicini alla soglia di sbarramento sembrano il nuovo movimento "99 per Cento-Voce Civica" e il gruppo di sinistra Partito Popolare-Movimento per la Slovacchia Democratica.

    Partecipano alla competizione anche sigle storiche che in Slovacchia hanno scarso seguito, come i due partiti verdi (Verdi e Partito dei Verdi) e il KSS (Partito Comunista di Slovacchia), costituito (1992) dall´ala marxista-leninista del disciolto (1990) omonimo vecchio partito.

    Troviamo, inoltre, varie liste civiche, etniche, regionali, professionali, ecc.

    Farsi largo fra questa grande folla non è cosa facile e dunque i partiti cercano di mettersi in luce come possono.

    La trovata piú eccentrica , almeno fino ad ora, sembra quella dei liberali del SaS, che si battono per l´eliminazione della immunitá parlamentare: 17 loro deputati, di cui tre donne, si sono fatti fotografare nudi, tranne le loro parti intime, coperte da un cartellone, per richiamare l´attenzione sull´argomento. L´obiettivo è stato raggiunto.

martedì 20 settembre 2011

RITORNO A VOLPEDO CON SINDACO

PERISCOPIO SOCIALISTA  

 

Quarto Convegno annuale del Gruppo di Volpedo

di Felice Besostri

 

Il Gruppo di Volpedo, rete dei circoli socialisti e libertari del Nord Ovest d'Italia, organizza il suo Quarto Convegno annuale nella cittadina natale del pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo, autore di quadri icona, universalmente noti, del movimento operaio e socialista Il Quarto Stato e la Fiumana .

     Il primo convegno si tenne a Galliate, mentre il secondo e il terzo a Volpedo, dove ha sede il gruppo che è stato fondato su due documenti l'APPELLO  e il MANIFESTO di VOLPEDO. Al centro dei convegni vi è sempre un argomento internazionale rilevante per il socialismo come il programma di Bad Godesberg della socialdemocrazia tedesca nel 2009 e il congresso di Epinay dei socialisti francesi nel 2010, mai come celebrazione storica, ma come insegnamento da attualizzare nella ricerca di risposta ai problemi dell'umanità.

    Quest'anno sarà il Risveglio democratico del Nord Africa , con relatori Pia Locatelli, presidente della Internazionale delle Donne Socialiste e Farid Adli, esule libico e direttore di Anbamed .

    Quando si è scelto il tema non si potevano immaginare i tragici sviluppi della Libia. La ragione era la valorizzazione di una mobilitazione popolare di massa che coinvolgeva i giovani, uomini e donne, molto spesso con formazione universitaria. Lo stesso segmento che è stato protagonista degli "indignados" spagnoli o della rivolta studentesca cilena, delle proteste di Tel Aviv e delle vittorie amministrative e referendarie italiane.

 

La mondializzazione ha dato ovunque vita a nuove forme del lavoro, scomposto le classi tradizionali e la stessa distinzione tra lavoro dipendente ed autonomo (una "partita Iva" che lavori per un solo cliente è un lavoratore autonomo?)

    Il tema del primo dibattito riguarda questi processi in Italia, ma con occhio di riguardo alle esperienze europee. In questi tempi di crisi globale il Gruppo di Volpedo ha voluto privilegiare un'angolatura particolare con  il secondo dibattito "Rifondare l'economia a partire dai territori". Gli enti locali dovrebbero essere un fattore di sviluppo, invece la manovra del governo colpisce proprio gli enti locali dai comuni alle regioni, passando per le province, che dovrebbero addirittura essere abolite (in realtà sostituite da altri enti intermedi, che esistono in tutta Europa dai dipartimenti in Francia ai Bezirk in Germania, alle Contee in Gran Bretagna e le Province in Spagna).

    Volutamente per ultima ho lasciato la prima manifestazione di questo Quarto Convegno: che è insieme un segno di continuità  con il passato e di speranza futura. Giuliano Pisapia ha partecipato al terzo convegno di Volpedo l'11 di settembre 2010 con un discorso in cui ha preannunciato le linee della sua candidatura alle primarie di Milano. Il suo riferimento alle tradizioni amministrative socialiste milanesi è stato chiaro da Caldara  a Filippetti fino ad Aniasi e Tognoli passando per Antonio Greppi, forse la figura a lui più congeniale di socialista credente.  Pisapia allora ha richiamato le grandi amministrazioni europee a guida socialista di Berlino e Parigi. Quest'anno ha voluto ritornare da Sindaco eletto con una grande maggioranza e segno che la sinistra per vincere non deve omologarsi al centro, ma essere se stessa  in modo aperto e non settario.

    La sfida non è facile, ma noi del Gruppo di Volpedo siamo sempre più convinti che l'alternativa è tra socialismo o barbarie, come si legge nell'intestazione del Manifesto di Volpedo.

    Nello sguardo dei protagonisti della Fiumana/Quarto Stato si mescolano determinazione e serenità. Non è un caso che l'icona sia stata ripresa da chi pone l'attenzione sulle nuove professioni, il cosiddetto Quinto Stato del terziario avanzato o il Nuovo proletariato dei precari e dei lavoratori immigrati: i contadini di Volpedo sono sostituiti da nuove figure. Ma animati dalle stesse passioni e convincimenti di libertà, eguaglianza e giustizia.

lunedì 12 settembre 2011

Imparare dai knock out

PERISCOPIO SOCIALISTA 2  

 

La Merkel al tramonto, spettacolare successo socialdemocratico.

La SPD torna al 35% (alle europee 2009 era al 17%)

 

di Felice Besostri

 

Dal trionfo alle elezioni federali del 2009 la coalizione CDU-FDP ha registrato soltanto sconfitte alle elezioni regionali, con l'eccezione della Sassonia Anhalt. Le sconfitte non si sono tutte tradotte in una estromissione della CDU dal governo dei Laender, poiché in Turingia e nella Saar, dove erano possibili maggioranze rosso-rosso-verdi, la SPD ha preferito, rispettivamente, una grande coalizione con la CDU e i Verdi un'alleanza con CDU e FDP.

    Il Meklenburg è il più povero Land della Germania, dove la socialdemocrazia è sempre stato il partito più forte dopo l'unificazione, ma con una PDS prima e Linke poi, terzo partito, con percentuali superiori al 15%. I risultati del Secondo voto, quello proporzionale, non lasciano dubbi rispetto alle precedenti elezioni del 2006: SPD 35,7% (+5,5), CDU 23,1% (-5,7), LINKE 18,4% (+1,1), VERDI 8,4% (+5) NDP 6% (-1,3), FDP 2,7% (-6,9). I liberali escono dal Landtag, dove erano entrati nel 2006, mentre entrano i VERDI, che ne erano esclusi. Il partito di estrema destra NDP supera lo sbarramento e resta nella Assemblea dove era entrato in forza nel 2006, nel 2002 aveva un misero 0,8%.

    Spettacolare il recupero della SPD non tanto rispetto al 2006, ma all'anno orribile 2009 con il 16,7% alle Europee e il 16,6% alle federali. Di converso la Linke migliora rispetto al suo zoccolo duro 16,4% della PDS nel 2002 e 16,8% del 2006, resta lontana dal 29% delle Federali 2009, tutto guadagnato a spese della SPD.

    Questo sarà il tema decisivo del dopo elezioni perché nel Meklenburg SPD e PDS avevano governato nel 2002-2006 con una maggioranza del 57%, ma dopo le elezioni 2006 con i 2 partiti al 47% la SPD aveva preferito allearsi con la CDU. Sulla carta ci sono tre maggioranze possibili una riedizione dl governo uscente, una maggioranza rossa-rossa con una maggioranza del 54,1% o addirittura rosso-rosso-verde con 62,5%. La chiave in mano ce l'ha la SPD e in parte dipenderà da scelte nazionali, se cioè punta a nuove elezioni ovvero a fare una riedizione della Grosse Koalition, ma anche dalle prossime elezioni di Berlino dove SPS sono alleate, come nel Brandeburgo, ma con i Verdi in crescita.

    I rapporti tra Linke e Verdi sono pessimi in generale. Tuttavia un insegnamento si può trarre dalla Germania, che non è quello di santificazione della Link in funzione anti-socialdemocratica, ma del superamento di diffidenze antiche (DDR e unificazione forzata nella SED di comunisti e socialdemocratici) e recenti (scissione di Lafontaine). Se l'espansione dei 2 partiti avviene a spese dell'altro abbiamo una sinistra perdente nel 2006 SPD e Linke non raggiungevano il 50% e nello stesso Land nel 2009 in base alle elezioni federali la sinistra raggiungeva appena il 45%, mentre ora supera il 54%.

    Bene, ma ci sono elementi di preoccupazione in quanto la partecipazione elettorale è scesa del 59,1% del 2006 al 51,4% e sia la SPD (-7.567 voti) che la LINKE (-13.751) hanno perso voti in assoluto. Se la dinamica unitaria dovesse proseguire e i risultati di Berlino saranno decisivi ci sarebbe la prova che la sinistra ha la possibilità di vincere e questa possibilità sarebbe maggiore con una complessiva interlocuzione con il socialismo europeo. In Italia manca un partito a sinistra dell'asse mediano del PD, in grado di impedire le rinascenti tentazioni centriste.

Questo scandalo deve finire

PERISCOPIO SOCIALISTA 1

 

Appello per l' Avanti! - Antonio Ghirelli, Ugo Intini, Giovanni Pieraccini e Roberto Villetti - in diverse epoche direttori dell' Avanti! - hanno lanciato un appello, che qui riportiamo.

 

In questi giorni l'Avanti! è tornato all'onore delle cronache. Non sempre, però, l'onore delle cronache corrisponde all'onore di una testata. Non in questo caso, dato il contesto ambiguo in cui di essa si è parlato.

    La testata Avanti! è indissolubilmente legata, nella buona e nella cattiva sorte, alla storia del partito socialista. Perfino Benito Mussolini, uno dei suoi direttori più popolari, quando si trovò in dissenso con la linea del partito sentì il dovere di fondare un altro giornale.

    Alla storia del partito socialista, e della sua cattiva sorte, è legata anche la grottesca vicenda per cui oggi, accanto ad un settimanale che si chiama Avanti! della domenica e che è l'organo ufficiale del Partito socialista italiano, viene contemporaneamente pubblicato un quotidiano che si chiama "L'Avanti!", diretto da Valter Lavitola, entrambi con la stessa grafica adottata dal giornale socialista fin dal 1896.

    Noi non sappiamo perchè coloro che hanno l'obbligo di tutelare un'antica e gloriosa testata non lo abbiano finora fatto, né ci interessano i cavilli che eventualmente giustificano questa incredibile inerzia.

    Sappiamo però che questo scandalo deve finire, e ci rivolgiamo a tutti coloro che ne hanno titolo perchè operino a questo fine, impegnandoci da parte nostra ad assumere in ogni sede tutte le iniziative al riguardo.

 

Hanno tra gli altri aderito all'appello: il presidente della Fondazione Pietro Nenni , Giuseppe Tamburrano; il direttore di mondoperaio , Luigi Covatta; il direttore de Le ragioni del socialismo , Emanuele Macaluso; il presidente della Fondazione socialismo Gennaro Acquaviva; il presidente della Fondazione Giuseppe Di Vagno Gianvito Mastroleo.

 

lunedì 5 settembre 2011

Impronunciabile socialismo

In Italia, paese dell'ostracismo permanente verso i socialisti, c'è gente "di sinistra" che in nome dell'antisocialismo preferisce Rosi Bindi a Susanna Camusso. De gustibus.

di Giuseppe Giudice

Non c'è dubbio che gli atteggiamenti di coloro che pretendono di considerarsi socialisti stando nel PDL nonché gli ectoplasmatici come Nencini, finiscono per alimentare certe campagne denigratorie. Ma certo questo non basta a spiegare gli atteggiamenti che negano di fatto alla tradizione socialista il suo naturale diritto di cittadinanza nella sinistra italiana (e questa negazione è certo una delle cause della rovina della sinistra stessa).

    Iniziamo con il dire che nel centro-destra non ci sono solo i Cicchitto, Brunetta, Sacconi, quali ex rappresentanti della sinistra che hanno saltato il fosso. Quanti di loro provengono dalla più generale area comunista? Tiziana Maiolo (ex Manifesto), Sandro Bondi (ex PCI), Gaetano Pecorella (ex Rifondazione), Giuliano Ferrara (ex PCI, ma anche ex PSI), ecc.

    Perché allora prendersela con i socialisti? Ci sono tanti importanti esponenti del Psi che sono rimasti a sinistra (sia pur in una pessima sinistra): Spini, Ruffolo, Aniasi, Vittorelli, Arfè, Amato, Formica, Signorile, nonché i due ultimi segretari della CGIL: Guglielmo Epifani e Susanna Camusso.

    Fatto è che la Seconda Repubblica, per rifare una verginità ai democristiani confluiti nella Margherita, doveva addossare a Craxi ed ai socialisti tutto il peso delle degenerazioni della Prima Repubblica. Ora, che Craxi avesse le sue responsabilità e le sue colpe, così come il gruppo dirigente socialista, è fuor di dubbio. Ma che queste responsabilità coinvolgessero largamente il gruppo dirigente della DC da Forlani a De Mita a Prodi è fuor di dubbio. Così come il consociativismo (che è durato per tutti gli anni 80) coinvolgeva anche il PCI.

    Considerando che la Seconda Repubblica si è rivelata ben peggiore della peggior Prima Repubblica, bisogna di far sì che la tradizione del socialismo italiano (quella migliore) ritorni pienamente ad essere parte integrante e fondante della sinistra di domani.

    Per fare questo occorre però combattere una seria battaglia politica e culturale, all'interno del centrosinistra, verso coloro che hanno sempre opposto una resistenza, sia pur surrettizia, alla piena rivalutazione della tradizione e della cultura socialista.

   Gli ex Psi che hanno fatto una scelta di destra si commentano da soli. Ma non possono essere presi a pretesto per impedire alla sinistra di guarire dai suoi antichi mali.