PERISCOPIO SOCIALISTA
In nome della globalizzazione e della concorrenza si deve accettare tutto a scatola chiusa? Nelle nostre valutazioni da socialisti europei, deve o no entrare una riflessione più generale? O abbracciamo la filosofia del ciascuno per sé e Dio per tutti?
di Felice Besostri
Se le posizioni su Pomigliano danno luogo ad una dicotomia -- del tipo i conservatori sono contro l'accordo proposto (o meglio imposto?) da Marchionne e i moderni, che sono anche i progressisti a favore -- stiamo sprecando un'occasione. In nome della globalizzazione e della concorrenza si deve accettare tutto a scatola chiusa?
La Fiat fa i suoi conti. Chi non è dipendente dalla FIAT o al suo servizio deve fare i propri e pensare ad alternative anche di politica industriale. Siamo convinti che l'automobile come industria dipendente dal petrolio sia l'unico futuro industriale dell'Italia? Accettare un cero tipo di sviluppo implica delle scelte, tra cui l 'aumento di emissioni di CO2 e la ricerca spasmodica di nuove riserve con il rischio di tragedie ambientali come la marea nera del Golfo del Messico.
Accettare la logica della concorrenza implica che il peggioramento dei salari non ha limiti. Ora ci si confronta con i polacchi, domani con i cinesi, però i cinesi vivono in Cina e quelli di Pomigliano in Italia: con salari cinesi non arriverebbero alla prima settimana del mese.
Se in punto di redditività ci sono 6 milioni di vetture anno, ci si deve chiedere dove stanno gli acquirenti e quindi se è più vantaggioso produrre in Italia o in Cina, in India o in Brasile.
Sappiamo quanto investirà la FIAT, più di 700 milioni di Euro per ristrutturare lo stabilimento, ma le infrastrutture sono adeguate per gestire centinaia di migliaia di nuove Panda? Questi investimenti sono a carico della Fiat e compresi nel piano o saranno pubblici? L'accordo proposto da Fiat è un'eccezione o un nuovo modello di relazioni industriali, come preconizza Marcegaglia?
Non sono questioni irrilevanti per potersi pronunciare a favore o contro.
Nelle nostre valutazioni da socialisti europei, deve o no entrare una riflessione sugli operai polacchi, che sono 6.000, cioè di più di quelli di Pomigliano? O abbracciamo la filosofia del ciascuno per sé e Dio per tutti?
Mi rendo conto di formulare domande più che dare risposte, ma come il Talmud insegna è più importante formulare delle buone domande che dare cattive risposte.
Le risposte dipendono dal contesto, è possibile ingoiare un rospo oggi in cambio di vantaggi domani, per esempio contribuire all'aumento di produttività in cambio di vantaggi salariali o di un sistema di cogestione o di partecipazione al capitale sociale. Nel caso di Pomigliano l'unica contropartita è il mantenimento (temporaneo) del posto di lavoro. Se cambiano le prospettive, la Fiat può sempre decidere di non fare l'investimento o di ridurlo ovvero di farlo, ma poi di chiudere fra un certo numero di anni perché non riesce a vendere le Panda.
Non è neppure scritta una clausola di non ricorso alla Cassa integrazione in cambio di una rinuncia allo sciopero ovvero di mantenere l'occupazione agli stesi livelli per un certo numero di anni. La trattativa non c'è stata. Il prendere o lasciare non è una trattativa. Una trattativa seria richiedeva un sindacato unito e non frammentato.
Ritengo che si debba riprendere l'obiettivo di avere una centrale unica o una federazione unitaria di categoria sul modello della IG Metall tedesca. E ritengo altresì che, quando si tratta con una multinazionale, come controparte ci debba essere una rappresentanza multinazionale dei sindacati.
Una considerazione finale: essere a favore o contro l'accordo implica un giudizio di politica industriale ed economica di valenza generale. Quindi, non riguarda solo i dipendenti. Avrei voluto essere consultato anch'io...