Periscopio socialista
di Felice Besostri
Al secondo turno delle regionali la sinistra francese ha realizzato il suo miglior risultato dopo le legislative del 1981. naturalmente in termini percentuali, cioè 54,1% contro il 35,4% della destra e il 9,4% del Fronte Nazionale. Nel 1981 la maggioranza presidenziale mitterrandiana raccolse il 54,42% al I° e il 56,75% al II° turno, ma proprio quelle elezioni mostrano il grande inganno delle percentuali, perché il 54,42% del primo turno corrispondeva a 13.680.912 elettori di sinistra, mentre dietro il 56,75% c'erano 3 milioni, circa, di elettori in meno. Nel celebrare la vittoria della Gauche alle regionali non si può dimenticare che al primo turno le astensioni sono state superiori al 50% e al secondo sono state il 48,9%.. Nelle regioni metropolitane il totale dei voti della sinistra è stato pari a 10.927.265, cioè poco più dei voti raccolti al secondo turno del 1981: 10.598.985.
Pare evidente che la sinistra abbia raccolto i suoi voti anche in termini assoluti, quindi l'astensione è stata massicciamente di destra, segno di disaffezione per Sarkozy e il suo partito, che ha perso voti a favore di Le Pen. La vittoria della sinistra è quindi fragile per potersi tradurre automaticamente in una promessa di vittoria per le prossime presidenziali e legislative.
Rispetto al 1981 la Gauche è profondamente mutata, allora era composta da un 37,52% di socialisti e da un 16,17% di comunisti: il PCF alle ultime legislative del 2007 è rimasto al 4,29%, superato in voti da formazioni alla sua sinistra con un complessivo 6,14% al primo turno. In termini di seggi il PCF resta la formazione più forte a sinistra del PS, grazie al sistema maggioritario con ballottaggio.
Nel 1981 i Verdi erano assenti, mentre nelle elezioni europee del 2009 hanno quasi eguagliato i socialisti. Nella nuova Gauche plurielle la sinistra antagonista, riunita nel NPA (Nuovo Partito Anticapitalista) ha un peso maggiore , ma bilanciata dalla forza dei Verdi di Europe Ecologie, una formazione tendente al centro da quando la leadership è stata assunta, anche a livello europeo da Daniel Cohn-Bendit. La sinistra ha conquistato 21 regioni ( se trova un accordo con gli autonomisti corsi) su 22, ma con formazioni variabili, con il PS come punto fisso ad eccezione della Languedoc-Roussillon, vinta da una lista di dissidenti socialisti, guidata dal sindaco di Montpellier, George Frêche, sicuramente un personaggio poliedrico e politicamente originale, dalle origini marxiste-leniniste- maoiste fino all'approdo nella SFIO, formazione socialdemocratica con infiltrazioni trotzkiste. L'accordo non si è realizzato ovunque: in Bretagna sono rimasti fuori i Verdi e nel Limousin il Fronte di Sinistra-NPA. Nelle elezioni legislative il comun denominatore dell'antisarkozismo non sarà sufficiente a presentare un credibile programma di governo.
Tuttavia il sistema politico francese è costruito intorno all'elezione del Presidente della Repubblica, la cui elezione precede le politiche e le influenza decisamente. Il problema è quello di una candidatura unitaria: quasi una quadratura del cerchio, se si pensa alle passate esperienze. Una qualche lezione per l'Italia? In senso molto generale: l'alleanza tra socialisti, ecologisti e comunisti richiama Sinistra e Libertà delle europee, ma la situazione italiana è caratterizzata dalla drammatica assenza, come forza coagulante, di un partito socialista, che funga anche da raccordo con il socialismo europeo. Né la funzione può essere assolta da un PD, che a priori rifiuta un'alleanza con la sinistra antagonista. Nella sinistra francese c'è un'articolazione maggiore di quella italiana: alleati tradizionali del PS sono i Radicali di Sinistra e il Movimento Repubblicano e Cittadino, sempre presenti nell'alleanza di sinistra, mentre il PCF a volte era presente in quanto tale o come Fronte della Sinistra. In compenso la sinistra italiana è meno capace di trovare momenti unitari, basta pensare ai rapporti tra Sinistra Ecologia Libertà e il PSI da un lato e con Rifondazione Comunista e la Federazione della sinistra dall'altro.
Le regioni in Francia sono organi amministrativi senza le competenze normative delle regioni italiane, che dopo la riforma del titolo V della Parte Seconda della Costituzione sono soggetti quasi federali. Le regioni in Italia incidono sull'indirizzo politico complessivo dello Stato e quindi la posta in gioco il 28/29 marzo la posta in gioco è molto superiore di quella vinta in Francia dalla sinistra.
Spigolature
Una nuova
primavera
di Renzo Balmelli
RISVEGLIO. Ormai è chiaro che il prossimo passaggio alle urne costituirà una scelta di campo di gran lunga superiore a una normale consultazione amministrativa. Ne è prova evidente l’assordante nervosismo che affligge la maggioranza, spaventata dal contagio della sindrome francese. Abbandonato ogni pudore, il premier prova di nuovo a gabellare gli elettori mettendo sul piatto il disco rotto del partito dell’amore, un logoro copione già visto molte volte. Da vero sultano insofferente alle regole invade le tv, se ne fa un baffo della par condicio, e un giorno si, l'altro pure inventa assurdi teoremi sul pericolo rosso ed i magistrati complottisti. A furia di sparare balle anche la piazza diventa tarocca e l’indecente battaglia delle cifre con la Questura è la spia della deriva verso cui scivola il Pdl. Da una settimana pero’ è primavera. Dopo il tracollo della destra a Parigi e Washington c’è in giro un’aria nuova che molti sperano di incrociare anche in Italia. Al di la degli imbrogli mediatici, il berlusconismo coincide con un periodo nel quale non è accaduto nulla di buono e nessuna promessa ha finito col concretizzarsi. Vedremo a giorni se anche a Roma suonerà l’ora del risveglio.
INGERENZA. Alla CEI non si puo’ negare la facoltà di difendere valori da essa considerati irrinunciabili. Ma con le elezioni alle porte, la discesa in campo della Conferenza episcopale ha finito col sollevare piu' di un dubbio sul suo carattere eminentemente pastorale. Data l'enfasi posta nell'appello elettorale contro l'aborto poi sfociato nell'invito ai cattolici di esprimere preferenze solo in favore dei candidati di provata fede, era fatale che si insinuasse il tarlo del sospetto. Del resto non è un mistero che in Vaticano abbiano vissuto malissimo il pasticcio delle liste che puo’ far vincere Emma Bonino nel cuore della Cristianità. Al netto delle intenzioni pareva di rivivere il clima delle indebite ingerenze nelle cose italiane di stampo pre-conciliare. Per certi versi l'intervento di Angelo Bagnasco ha riportato alla memoria la scena memorabile del film in cui il parroco, fingendo di non dare consigli, in realtà esortava i fedeli a fare in modo che il loro voto fosse democratico e cristiano.
RILANCIO. La svolta non fa una grinza. Con l’approvazione della riforma sanitaria, il presidente americano riafferma la centralità del governo a tutela delle fasce piu’ deboli, spesso tartassate dai soprusi burocratici. Dopo la traumatica sconfitta in Massachusetts, l’inquilino della Casa Bianca ha raddrizzato la barra ed ha trovato la maggioranza per mandare in soffitta la medicina a due velocità. Un progetto che nessuno prima di lui era mai riuscito a portare in porto. Chi ne parlava veniva subito etichettato come comunista. Grazie a questo successo, senz’altro il piu’ prestigioso del suo ancor breve mandato, Obama sfida a viso aperto il populismo repubblicano che si radicalizza sempre piu’, fa leva sugli istinti piu’ riposti e sa dire soltanto no. Ora lo aspettano occupazione, finanze, nonché la crisi grave e profonda con Israele. Tutti temi caldi per rilanciare la presidenza e fugare lo spettro di una sconfitta annunciata a novembre.
AMBIZIONI. Alle illusioni ci crede solo chi vuol crederci e Sarkozy l'ha imparato a sue spese. Monsieur le Président è stato messo sotto scacco dal ritrovato orgoglio della gauche, ma anche dal naufragio del suo programma neoliberale, infarcito di slogan e inadempienze. I francesi stufi di tante promesse e di pochi fatti hanno bocciato la politica di “rottura” sarkozysta che ha perso per strada i pezzi di un ambizioso progetto di riforme. Nel mezzo del cammin della presidenza, l’inquilino dell’Eliseo si trova dunque a ricominciare da capo, dopo avere dilapidato il grande consenso popolare che lo aveva portato al trionfo. Gli elettori hanno fatto una scelta a favore della sinistra per una politica che li protegga, li difenda nella vita quotidiana. Una scelta ragionata, tanto piu’ che nell’ombra è in agguato l’estrema destra di Le Pen, sempre pronta a rimestare nel calderone del malcontento per guadagnare consensi alle sua bacata ideologia.
DIMENTICATO. Mentre a Roma la destra inscenava la sua“oceanica adunata”, poco distante si celebrava la Giornata mondiale dell’acqua nel silenzio piu’ assoluto. E’ sconcertante l’indifferenza nei confronti di un problema che ha conseguenze letali per milioni di persone sulla terra. Nemmeno le guerre e le violenze che tormentano ogni angolo del pianeta, messe tutte insieme, sono tanto funeste quanto la scarsità di un bene primario che dovrebbe essere di tutti, senza vincoli e balzelli. Per il flagello della sete ogni giorno muoiono 5.000 bambini. Otto milioni di morti all’anno. Il dramma si consuma lontano da telecamere e notiziari, ma uccide quanto il più spietato dei virus. In questi giorni sul tema dell'acqua si parla dello Yemen, un luogo di rara belllezza cantato da Moravia e Pasolini, ma dimenticato dall’Occidente . Nel paese noto agli antichi romani come Arabia Felix la penuria idrica minaccia di portare al collasso definitivo una civiltà millenaria senza la quale il mondo sarebbe immensamente piu’ povero. La scarsità di aiuti per lo Yemen contrasta dolorosamente con le decine di miliardi spesi per rifare il trucco a un parco giochi per adulti e finanzieri d'assalto che è Dubai.
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