PERISCOPIO SOCIALISTA
di Felice Besostri
A Milano, culla del berlusconismo, si gioca una partita politica importante con un significato, che va ben oltre la vecchia cinta daziaria. Da quasi un ventennio e precisamente dal 1993 la destra governa questa città senza nemmeno dover affrontare un ballottaggio per l'elezione del Sindaco, ad eccezione del duello Formentini-Dalla Chiesa. Con quella elezione si è verificata una doppia cesura rispetto alle tradizioni politiche amministrative della metropoli milanese, una vittoria di coalizioni conservatrici e l'espulsione dei socialisti dal governo della città. Viste le vicende, che hanno seguito, ci sarebbe la tentazione di dire, che i due fatti siano strettamente legati, cioè che la destra vince perché i socialisti sono stati emarginati. Per la prima volta abbiamo un candidato, che alla tradizione amministrativa socialista si richiama , pur non avendone fatto parte , e che non è stato scelto di fatto dal PDS-DS-PD, primarie o meno occorrendo. La congiuntura appare favorevole, senza facili illusioni e soprattutto senza un lavoro corpo a corpo degli elettori, per diverse concomitanti ragioni: un pessimo bilancio della Giunta Moratti, poiché la qualità della vita a Milano si è degradata, e lo sgretolamento progressivo del sistema di potere berlusconiano, che a Milano, oltre che a Mosca e Tripoli, ha uno dei suoi centri. Il volto del candidato, in una elezione diretta, ha la sua importanza, ma anche la determinazione delle forze che lo sostengono e la qualità della loro proposta politica.
Con la cittadinanza si sono misurati altri 2 candidati di elevato spessore professionale, che sarebbe bene si spendessero nella campagna elettorale con una loro lista o come testa di lista di un partito: un valore aggiunto cui non rinunciare. La parte inedita di questa campagna elettorale sarebbe, invece , un'espressione unitaria delle forze della sinistra, che trasversalmente hanno sostenuto Pisapia nelle primarie,SEL, Federazione della Sinistra e area socialista. In realtà lo spettro politico è ancor più vasto e comprende ambientalisti, liberal-democratici, laici repubblicani e progressisti di varia origine ed, ancora, last but not least, cittadini, che si sono incorporati per la prima volta o a distanza di molti anni all'attività politica: un fenomeno tipo Ulivo 1996 tanto per intendersi.
Se mi occupo della Sinistra in particolare è perché a tale area appartengo (variante socialista) e perché, se la sinistra italiana è la più debole d'Europa, la sinistra nel Nord e a Milano ne è il ventre molle. La Sinistra milanese deve rimarginare vecchie ferite e accedere al consiglio comunale con una forza e una dignità pari al consenso, che è stata capace di creare intorno a Pisapia nella fase delle primarie. La riduzione del numero dei consiglieri e la loro attribuzione alle liste apparentate al candidato sindaco con il metodo D'Hondt impongono una lista unitaria di Sinistra, che raccolga socialisti, comunisti, ambientalisti, laici e libertari, cioè tutte le sensibilità di una sinistra plurale.
Non sarà facile, ma è necessario. Concorrenza elettorale, strascichi di dissapori passati tra le formazioni e dentro le formazioni della sinistra e progetti elettorali di singoli ( per carità niente di scandaloso purché non condizionino le scelte politiche) sono tante forche caudine da passare con i minori danni possibili: difficile, ma necessario per la vittoria di Pisapia e con lui di un'idea di Milano, che rompa con la destra e si riallacci alle sue migliori tradizione di società aperta, civile, accogliente e tollerante. L'unità di intenti della coalizione ampia che lo sostiene è la condizione della sua vittoria, quindi la tentazione di metterci su un cappello più ristretto di un partito va in direzione sbagliata, semmai occorre aggiungere una novità politica come un'unità della Sinistra, non per caratterizzarlo, ma per caratterizzarsi come forza innovativa e di progetto, capace nell'interesse degli strati popolari, che intende rappresentare nel governo della città, di superare divisioni e rancori del passato.
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