di Felice Besostri
Settantaquattromila persone residenti in Italia hanno individualmente deciso di iscriversi nel processo costituente del Partito Socialista. Io sono uno di essi, ma, se non avessi un passato alle mie spalle, non avrei potuto dare alcun contributo al rafforzamento del Partito, alla definizione delle scelte programmatiche e alla selezione dei candidati per la prossima elezione. Iscritto alla Federazione Giovanile Socialista dal 1961, ne sono stato dirigente provinciale, regionale e nazionale. L’ho persino rappresentata in organismi europei ed internazionali. Nel PSI ho ricoperto cariche provinciali e regionali ed al Congresso di Torino sono pure entrato nel Comitato Centrale, come membro supplente. Spesso ho rappresentato il Partito a congressi di altri partiti fratelli e nella stessa Internazionale Socialista, fino al 1991, anno della mia ultima tessera. Ho militato nella Federazione Laburista e milito nella Federazione Socialista Italiana in Svizzera, sono membro da oltre 25 anni della Fabian Society e da un anno della Sezione Internazionale del Partito Socialista Svizzero. Grazie a questo passato sono stato invitato a far parte degli organismi promotori provvisori della Costituente e di prendervi la parola.
Tuttavia, vorrei avere dei diritti come nuovo iscritto, come uno dei 74.000 nuovi iscritti. Non importa se questi erano iscritti ad una o all’altra delle formazioni della diaspora socialista ovvero provengano da un’altra esperienza politica od, infine, ne erano privi. Senza di loro, di noi, non c’è futuro per il Partito Socialista. Ne sono coscienti i compagni, dirigenti nazionali, membri del Comitato Promotore? Non credo, poiché abbiamo assistito ad oscillazioni di linea, ad ipotesi di alleanze disparate ed, infine, ad una decisione di andare da soli attraverso la stampa, senza aver mai potuto dire la nostra.
Abbiamo indicato un capo politico della lista, spero che almeno il PS si tenga lontano dalla illegittimità costituzionale di chiamarlo candidato alla Presidenza del Consiglio: oltre che illegittimo sarebbe ridicolo. L’art. 92 della Costituzione è tuttora in vigore, il Presidente del Consiglio dei Ministri è nominato dal Presidente della Repubblica e non dal corpo elettorale. Siamo una repubblica parlamentare e, se dovessimo dimenticarlo, ce l’hanno ricordato i cittadini, che hanno rifiutato in un referendum gli stravolgimenti costituzionali del centro-destra.
Nelle prossime elezioni è in gioco la rappresentanza parlamentare del PS, bisogna evitare la scomparsa dal Parlamento per ragioni politiche, non per salvaguardare lo stile di vita di un pugno di parlamentari, sempre gli stessi. Nelle liste dovranno esserci donne e giovani nuovi, oltre che qualche collaudata figura di socialista. Nelle liste si dovrà dare il segno che la continuità di una tradizione e di un sistema di valori si coniugano con l’apertura ad altre storie e culture della sinistra e del pensiero laico, democratico e cristiano sociale.
Il Partito Socialista, sia pure in piccolo, deve prefigurare il soggetto, che drammaticamente è ancora assente dal panorama politico italiano: un grande partito largo e plurale del socialismo europeo ed internazionale. Per conseguire questo obiettivo ci sono passi obbligati da compiere:
1) definirsi senza equivoci un partito della sinistra;
2) rifiutare la teoria e la prassi delle due sinistre: la tesi delle due sinistre va bene al PD di Veltroni e alla Sinistra Arcobaleno di Bertinotti. Costruire una sinistra nuova, unita, larga e plurale saldamente ancorata alle correnti maggioritarie del socialismo;
3) rappresentare il mondo del lavoro in modo puntuale e costante e prefigurare un superamento del sistema attraverso le vie democratiche e parlamentari, combinate con la pressione della società civile e dei cittadini singoli ed associati. La difesa del potere d’acquisto di salari, stipendi e pensioni è il primo punto, così come la tutela dei lavoratori flessibili. Nella reciproca autonomia il Sindacato dovrà essere un saldo punto di riferimento;
4) promuovere una laicità integrale, che non riguarda solo i rapporti Stato-Chiesa, ma l’estensione dei diritti civili e di libertà in tutti i suoi aspetti e, quindi, compresa la libertà di ricerca;
5) sostenere l'europeismo, cooperazione internazionale e difesa della pace; Nella sinistra esistono opinioni ancora diverse sulle missioni militari e sulle alleanze. Punti comuni si possono raggiungere con il rafforzamento democratico delle istituzioni europee, il rafforzamento della dimensione parlamentare delle organizzazioni internazionali quali la NATO e l’OSCE sul modello del Consiglio d’Europa. Blocco dell’estensione della presenza militare NATO verso est, compresi gli scudi spaziali. Blocco della corsa agli armamenti con ripresa dei negoziati sulla riduzione delle armi nucleari e convenzionali. Accordi di cooperazione intercontinentale, in primo luogo con l’America Latina. Iniziative di pace nel M.O. con priorità al conflitto arabo-israeliano. Rispetto dei diritti umani, sindacali e politici, così come della protezione ambientale, come parametro principale di orientamento per le politiche di cooperazione e di investimento all’estero e del commercio internazionale;
6) applicare modelli politici partecipativi a tutti i livelli. Ricambio generazionale e riequilibrio di genere, oltre che nelle istituzione rappresentative in tutti i settori che beneficiano di contributi pubblici.
7) elaborare una riforma della giustizia con tutela diretta dei cittadini, azioni collettive e popolari, processi rapidi e meno costosi, accesso diretto alla Corte Costituzionale;
8) battersi per la protezione dell’ambiente, il risparmio energetico e lo sviluppo di fonti rinnovabili, la tutela qualità dell’aria e delle acque.
I socialisti minacciati nella loro esistenza devono scegliere tra la testimonianza del passato e la scommessa sul futuro. Le forze ci sono, se non le dobbiamo impiegare, secondo la migliore tradizione del passato, nelle lotte intestine.
0 commenti:
Posta un commento