Periscopio socialista
Lettera aperta ai compagni Fava, Nencini e Vendola
di Felice Besostri
La sinistra italiana è stata capace di perdere le grandi occasioni storiche per superare antiche divisioni, ultima in ordine di tempo la caduta del Muro di Berlino, ormai 20 anni fa.
Ora, segno della sua debolezza e marginalità, corre il rischio di perdere le occasioni dell’agenda politica contingente.
Sinistra e Libertà è stata un’alleanza elettorale, ma anche l’inizio di un progetto politico di rinnovamento o di ricostituzione della sinistra in Italia.
Un percorso difficile ed irto di ostacoli per ragioni oggettive, una sinistra fuori dal Parlamento nazionale ed europeo, cui si aggiungono quelle soggettive di gruppi dirigenti privi di grandi disegni e "giustamente" preoccupati dei loro personali destini.
In questo quadro occorre avere nozione dei limiti di ogni innovazione e non credere che basti portare i cuori oltre l’ostacolo, procedere di slancio, per avere successo. Se, però, insieme al cuore gettiamo anche il cervello oltre l’ostacolo, la delusione sarà cocente.
Nei momenti difficili si vede se esiste un gruppo dirigente, non personaggi che per mantenere il consenso vanno nella direzione dove spira il vento o spingono gli umori della base.
Una nuova sinistra non può prescindere dalla presenza di una forte, accettata e riconosciuta presenza socialista, è così persino in Germania con la LINKE, senza i socialdemocratici di Lafontaine, la Linke, come il PDS, sarebbe rimasta un partito regionale della Germania Orientale: una specie di Lega Est.
Dunque Sinistra e Libertà ha un futuro soltanto se si ricostituisce una solidarietà tra i soggetti che l’hanno fondata.
Le energie e gli entusiasmi dei militanti e degli elettori devono avere uno sbocco, ma non possono sostituire il progetto politico di costruire anche in Italia una sinistra pienamente inserita nel contesto europeo.
Non si può costituire un nuovo soggetto politico di cui siano sconosciuti i programmi, le basi ideologiche e le affiliazioni internazionali.
Si può, invece, costituire un movimento, che entri a far parte da subito dei soggetti fondatori del nuovo soggetto politico, che non può nascere prima delle prossime elezioni regionali.
Già sul nome non c’è chiarezza perché Sinistra e Libertà è di proprietà dei soggetti che l’hanno costituita, tra cui la Federazione dei Verdi: non c’è nessuna garanzia che possa essere utilizzata alle prossime elezioni.
Di partitini ne abbiamo avuti troppi, uno in più potrebbe essere, nel migliore dei casi, irrilevante o più probabilmente dannoso.
I leader dei principali partiti e movimenti che hanno dato vita a Sinistra e Libertà devono dare un chiaro messaggio di coesione, di reciproca fiducia, trasparenza e determinazione nel sviluppare le potenzialità di un progetto di ricostituzione e rinnovamento di una sinistra italiana.
C’è un detto spagnolo che non dovrebbe caratterizzare i dirigenti politici: "Donde va Vicente? Donde va la gente". Se proprio dobbiamo prendere un’espressione dalla consorella latina è meglio "Adelante Pedro, con juicio".
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