lunedì 4 febbraio 2008

Dopo le dimissioni di Romano Prodi

di Andrea Ermano
Quanti esecutivi in crisi ha visto Roma? Un po' di tempo fa la debolezza dei governi rifletteva la sostanziale stabilità del sistema. Le cose della politica andavano avanti senza scosse, prima durante e dopo le cicliche turnazioni ministeriali. Questo accadeva ai tempi della Prima Repubblica, fondata su una sorta di "bipartitismo imperfetto" in cui valevano ruoli fissi per la maggioranza e l'opposizione.

Poi, verso la fine anni Ottanta l'opinione pubblica italiana sembrò concorde su un orientamento generale: che fosse necessario alternare le maggioranze favorendo così una più tagliente competizione politica. Arrivò la Seconda Repubblica. E non fu un parto indolore, grazie all'ausilio benintenzionato, ma non disinteressato, dei vari poteri: forti, mass-mediatici, occulti, deviati, confindustriali, trans-atlantici e trans-teverini.

Ieri sera, mentre il "cattolico adulto" Romano Prodi saliva al Colle per rassegnare le proprie dimissioni, si è chiusa anche quest'epoca della nostra storia. E ora inizia la Terza Repubblica. Che in teoria dovrebbe fondarsi su una sorta di bipartitismo plebiscitario, appeso alla doppia leadership nazional-popolare dell'Uomo di Arcore e del Sindaco di Roma.

Sul partito-azienda c'è poco d'aggiungere che non sia stato detto. Il Cavaliere è una mina vagante. Ma è anche indipendente dalla benevolenza di giornali e tivù ecc. Potrebbe fornire al Paese una guida autonoma, non assoggettata ai soliti condizionamenti? Molti ci credono, grazie anche alla strategia propagandistica del centro-sinistra. Ma Berlusconi è vecchio. La lotte di successione nel centro-destra sono già in corso.

Quanto al PD veltroniano, che dire? Non mancano nel PD personalità altamente consapevoli della necessità di partecipare al progetto di una governance democratica globale. Quel che manca, però, è un'idea chiara circa la collocazione dell'Italia nell'Europa e dell'Europa nel mondo. Chi ancor creda di poter "contaminare" il Vaticano con il Socialismo europeo, vive nell'illusione di un superamento d'ogni differenza tra destra e sinistra. Noi invece pensiamo che, nell'orizzonte delle culture politiche presenti nel nostro continente, il Vaticano rappresenti la destra e il Socialismo Europeo la sinistra.

Poi ci sarebbe la favola dei guelfi bianchi che aiutano a legnare i ghibellini prima d'esser legnati a loro volta dai guelfi neri. Questa favola aveva una morale molto educativa, ben nota per altro alla generazione dei padri costituenti. Ma è oggi fuori moda e beato chi se la ricorda.

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