mercoledì 15 aprile 2009

LA SINISTRA DEL BLA-BLA

di Felice Besostri
Dico subito che mi assumo anch'io la responsabilità e le insufficienze della sinistra: troppo comodo dare tutte le colpe ai gruppi dirigenti delle formazioni di sinistra! Noi tutti siamo stati spettatori passivi nel migliore dei casi, quando non complici degli errori dei gruppi dirigenti. Per quanto oligarchici essi siano, non avrebbero potuto ignorare la rivolta degli iscritti, cioè di coloro, che nei congressi, nel 99% dei casi, hanno sempre confermato la fiducia ai gruppi dirigenti.

Il 7 e 8 giugno voteremo per il rinnovo del Parlamento Europeo. Si è fin troppo facili profeti a dire che di Europa parleremo molto poco. In una democrazia normale dovrebbe essere un'occasione per giudicare il Presidente della Commissione, il portoghese Barroso, uno dei massimi responsabili della deriva liberista della UE e, per non perdere la memoria, l'organizzatore, come primo ministro del Portogallo, del vertice delle Azzorre, che decise l'invasione dell'Irak. In una democrazia normale dovrebbe essere anche il momento di decidere quale Europa vogliamo, quantomeno stabilire i rapporti di forza tra le varie opzioni politiche. Non sarà così per due ragioni: la prima è che in contemporanea ci sono elezioni amministrative per comuni e province e la seconda che Berlusconi le trasformerà, complice anche l'opposizione, in un referendum sulla popolarità sua e del suo governo. Sembra assodato che si candiderà, come capolista, in tutte le circoscrizioni e che candiderà, anche, un buon numero di ministri. Se gli elettori italiani non sanno o non gliene importa, che i componenti degli organi esecutivi nazionali sono incompatibili con la funzione parlamentare, non sarà una campagna priva di contenuti alternativi a farglielo capire.

La sinistra, in tutte le sue articolazioni, è fuori dal Parlamento nazionale e di ciò PdL e PD se ne sono approfittati con la complicità di Lega, IdV ed UCD. Si è stabilito una soglia di accesso per la ripartizione dei seggi, una scorrettezza istituzionale con le elezioni già convocate, ma un favore ad una sinistra frammentata, che altrimenti si sarebbe presentata in quattro o cinque liste concorrenti. Cosa, ancora più grave, che in ogni altro paese europeo avrebbe scatenato i mezzi di informazione e l'opinione pubblica, si è stabilito che i rimborsi elettorali spettino soltanto alle liste, che eleggono parlamentari. La casta in Parlamento non vuole parlamentari di altre formazioni, ma neppure che possano competere lealmente con l'accesso al credito per finanziare le loro campagne elettorali.

Almeno avessero prodotto un contenimento della spesa, stabilendo, che il rimborso viene erogato in proporzione ai voti ottenuti. No! Il contributo è commisurato al numero degli elettori iscritti nelle liste elettorali, quindi gli elettori e persino i candidati delle liste, che non raggiungessero il 4%, finanzieranno i loro avversari e così pure i cittadini disgustati dal teatrino della politica, che decidessero di non andare a votare. La sinistra si presenta in due liste Sinistra e Libertà e quella di unità comunista.

Non era evitabile ed in fin dei conti potrebbe essere positivo avere indicazioni concrete, in corpore vili, sulla direzione da intraprendere per rinnovare e ricostruire la sinistra in questo paese. La sinistra deve cercare di ottenere il massimo di mobilitazione, combattere la tentazione astensionista, il voto di protesta per l'IdV e quello utile per il PD. La sinistra, ma lo stesso PD, avrebbe dovuto esaminare con attenzione dove pescare nuovi voti. La sinistra ed anche la grande maggioranza del PD non condividono il razzismo primario della Lega e quello strisciante del PdL. Sono sinceramente per l'integrazione degli immigrati e non per la loro esclusione.

Ebbene dal 1994 (art.8 D.L. 24 giugno 1994, n. 408) tutti i cittadini degli altri Paesi membri dell'Unione Europea possono decidere di votare in Italia, per i rappresentanti italiani nel Parlamento Europeo (art. 3, c. 2, L. 24 gennaio 1979, n. 18), basta che ne facciano domanda "entro e non oltre il novantesimo giorno antecedente la data fissata per le elezioni". Ormai siamo fuori tempo massimo per far iscrivere romeni, bulgari, francesi, tedeschi, slovacchi etc. etc. e, magari, farli votare per canditati dei loro paesi come la legge consente (art. 4, c. 2, L. 18/1979). Non ho visto un manifesto di Comuni amministrati dal centro-sinistra, neppure quelli con Sindaco di sinistra, che avvertisse i cittadini comunitari residenti di questa possibilità. Una loro iscrizione, che tra l'altro avrebbe consentito il voto anche per le elezioni amministrative, sarebbe stato un fatto concreto, ma con alta valenza simbolica: molto più importante di tanti discorsi sulla società multiculturale e multietnica e delle generiche condanne del razzismo altrui. Perché non di è fatto nulla? Non ci si è pensato? Ovvero ci si è pensato e si è rinunciato per paura dell'opinione pubblica? Ovvero, altra ipotesi, si è valutato, che un candidato romeno votato dai romeni residenti in Italia avesse qualche probabilità in più di essere eletto di un membro della nomenklatura in cerca di un posto?

Tutte le ipotesi sono inquietanti, una più dell'altra.

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