giovedì 9 aprile 2009

LA SINISTRA IN LIBERTA'

Il dado è tratto. La sinistra esclusa dal Parlamento italiano non si è unita per affrontare la sfida della soglia di accesso al 4%, anzi gioca al raddoppio, perché deve superare due volte la soglia e, quindi, sorpassare lo 8% dei voti...

di Felice Besostri

Nelle politiche 2008 la Sinistra Arcobaleno raggiunse il 3,28%, il PS lo 0,98% e Sinistra Critica e PCL complessivamente poco meno dello 1,1%, quindi un misero 5,36%. Alle Europee non c'è, non dovrebbe esserci, il voto utile collegato al premio di maggioranza, nazionale per la Camera e regionale per il Senato, e, quindi una delle più serie motivazioni tattiche per un voto, con il naso turato, di settori della sinistra per il PD.

    Se le ragioni di un voto utile per il PD, anche per la sua complessiva conduzione politica post elettorale, sono venute meno, altrettanto non si può dire per le motivazioni dell'astensione.

    La sinistra italiana ha pagato nel 2008 la propria incapacità di rinnovarsi e di ricostituirsi per affrontare le sfide del XXI secolo: un anno dopo non si vedono segni di novità. La composizione dei gruppi dirigenti è la stessa, salvo il parziale rinnovamento ai vertici di PS, SD e Verdi. La sostituzione di Boselli, Mussi e Pecoraro Scanio è un fatto, ma i nuovi, grazie all'ostracismo mediatico, non hanno ancora sostituito i vecchi, se non nella stretta cerchia degli iscritti e in quella , ancora più ristretta, dei militanti.

    Gli elettori, dallo zoccolo duro a quelli potenziali, cioè quelli decisivi per il successo, sono stati tenuti fuori da ogni tipo di partecipazione/consultazione sulle forme e sulle alleanze per le elezioni europee. Se le due preannunciate formazioni di sinistra, a partire da Sinistra e Libertà, daranno l'impressione di essere coalizioni eterogenee e posticce, in una coabitazione forzata, la loro capacità di attrazione sarà minore e di molto: l'esperienza di Sinistra Arcobaleno sembra abbia insegnato poco o nulla. Sinistra e Libertà è un bel binomio, se fosse chiaro a tutti e per la sinistra, che Sinistra significa anche giustizia sociale e un'idea diversa di società, in altre parole socialismo. Un socialismo, che per una sinistra autonoma, democratica, laica e riformatrice, si coniuga con la storia e i valori del socialismo europeo: quel complesso di forze che maggiormente si raggruppa, anche se non si esaurisce, nel PSE.

    Le quattro forze principali di Sinistra e Libertà, in ordine alfabetico, MpS- PS-SD- Verdi, hanno sicuramente molti punti in comune nella difesa della laicità e dei diritti, civili e sociali, nonché dell'ambiente. D'acchito sembrano rispondere meglio di PRC e PdCI (Socialismo 2000 non si capisce cosa ci stia a fare) alla richiesta di una sinistra nuova, non più conservatrice dell'esistente e di un nostalgico sogno sperduto, ma non sono portatrici di un progetto europeo aggregante, La critica al PD, di non essere stato capace di scegliere tra le famiglie politiche europee, dovrà essere messa in sordina, perché le componenti di Sinistra e Libertà hanno fatto scelte, però multiple: i Verdi coi Verdi, PS e SD con il PSE e il MpS, se non ci sarà un veto di Rifondazione, con la Sinistra Unita Europea. Il futuro della sinistra, peraltro e per fortuna, grazie ad un sistema elettorale con preferenze, è nelle mani dei cittadini elettori e non soltanto dei gruppi dirigenti.

    Nelle prossime elezioni, europee ed amministrative, si svolgono in contemporanea quattro competizioni principali, più alcune secondarie in ciascuno dei blocchi, che hanno per protagoniste la Lega Nord e l'Italia dei Valori.

    La prima riguarda il PdL ed il complesso delle forze di opposizione: conferma, rafforzamento o tendenziale rovesciamento dei rapporti di forza disegnati dalle politiche 2008. In altre parole vincerà Berlusconi, capolista in tutte e cinque le circoscrizioni europee, a vincere il referendum sul suo governo?.

    La seconda riguarda il PD e la sinistra, alternativa e riformista, che il PD ha voluto scientemente escludere dal Parlamento nazionale.

    La terza è la concorrenza tra le due ipotesi di sinistra, delineate da Sinistra e Libertà da un lato e da unità comunista dall'altro. In questa prospettiva è un errore, per il veto dei Verdi, eguale a quello del 2008 per SA, aver rinunciato al richiamo al Socialismo, nel logo o nella denominazione della lista.

    La quarta, infine, è la sfida interna a Sinistra e Libertà tra il richiamo al socialismo europeo ed il rifiuto del PSE.

    Sia chiaro che l'obiettivo è quello di vincere tutte e quattro le competizioni all'insegna del motto a della concorrenza solidale: tutto il resto è contorno.

    La somma dei voti di PD e sinistra esclusa deve superare quella del 2008, quali che siano gli addendi. Sinistra e Libertà ed i comunisti uniti devono superare entrambi il 4%: si misuri il rispettivo consenso al di sopra di tale soglia!

    Nelle sfide aperte si può contare soltanto sulle proprie forze, e questo lo devono capire soprattutto i socialisti: il PSE, come organizzazione politica, non sarà di nessun aiuto.

    L'ambiguità del PD, sulla sua futura collocazione europea, fa il paio con quella del PSE sui suoi interlocutori italiani. L'aspirazione del PSE, Rasmussen e Schuelz in testa, ad avere un gruppo parlamentare il più ampio possibile ( e, quindi, ad una fetta maggiore dii finanziamenti ) ha fatto aggio sulla coerenza politica e sulla solidarietà con l'unico partito membro italiano.

    Il PS avrebbe dovuto sfidare il PSE a far candidare, in posizione sicura in qualsivoglia paese, la compagna italiana, Presidente dell'Internazionale Socialista delle Donne e/o di far candidare in Italia dei testimonials del socialismo europeo, sia dei suoi partiti maggiori, sia rappresentativi delle comunità più consistenti di lavoratori e lavoratrici immigrati, i romeni per esempio. Sarebbero stati segnali politici altamente simbolici e un segnale forte in una campagna elettorale, che dovrebbe avere al centro l'Europa: provincialismo politico e regolamenti di conti nazionali rischiano, invece, e di gran lunga di prevalere.

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